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Docenti precari senza sussidio di disoccupazione

Scuola

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Docenti precari senza sussidio di disoccupazione né trattamento di fine rapporto. Qualcuno addirittura senza lo stipendio, dal mese di aprile, poiché titolare di un contratto di pochi mesi. E così in molti sono costretti ai salti mortali, economici, nel corso dei mesi estivi e di chiusura della scuola. Il tutto in attesa di ricevere un contratto di lavoro negli ultimi giorni del mese di agosto, prima cioè dell’inizio del nuovo anno scolastico. Si tratta di un disagio che coinvolge un migliaio di docenti, con relative famiglie.

Alla “Naspi” accedono gli insegnanti di ogni ordine e grado il cui contratto scade nel mese di giugno, potendo così contare per un paio di mesi su un aiuto economico da parte dello Stato. Aiuto che arriva a coprire circa l’ottanta per cento dello stipendio percepito e comunque non per i due mesi interi di disoccupazione. Inoltre, venendo meno il rapporto di lavoro scuola/docente, scatta automaticamente il diritto al “Tfr”, che viene pagato con un anno di ritardo.

Di conseguenza in questi mesi i docenti devono ricevere il trattamento di fine rapporto maturato un anno fa, mentre quello cui hanno diritto per i recenti mesi di lavoro lo vedranno nell’estate del 2024. Tutto in teoria, però, perché ad oggi nessuno degli insegnamenti biellesi, ma pare essere un problema nazionale, ha visto un euro né per la disoccupazione né per il “Tfr”.

Una situazione che ha infiammato le chat dei docenti precari e le segreterie dei sindacati, chiamati a mediare tra Ministeri, Provveditorati e iscritti a caccia di informazioni sui tempi di erogazione dei vari servizi.

«Un problema non di poco conto, con il costo della vita che continua a salire e tantissimi lavoratori che si trovano in affanno – spiega Maria Grillo, responsabile provinciale della scuola della Cisl -. I docenti hanno ragione, c’è poco da fare. Il problema è burocratico ed economico. Una volta infatti erano le segreterie delle scuole che si facevano carico dell’elaborazione del “Tfr”, che comunicavano all’Inps.
I tempi erano così abbastanza celeri. Oggi è invece il Ministero, che ha ovviamente tempi più lunghi. Noi abbiamo sollecitato a livello territoriale sia il Provveditorato sia la sede biellese dell’Inps, che purtroppo hanno margini di manovra ridotti essendo una partita nazionale».

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