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Diciamo no a un sistema scolastico dalla “promozione a oltranza”

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Domani si torna a scuola. Un appuntamento tanto temuto dagli studenti, che dovranno riallineare i loro ritmi con gli orari scolastici, quanto desiderato dai genitori, che non dovranno più preoccuparsi di organizzare le lunghe giornate dei loro figli perché da lunedì ci ripenserà la scuola.

Nella provincia di Biella saranno più di ventimila gli studenti che lunedì varcheranno l’uscio dei vari istituti scolastici. In mezzo ci sono i professori, provati da un’istituzione che ha smarrito il suo obiettivo principale, imbrigliata da una routine burocratica quotidiana, dalla precarietà e dal timore dei ricorsi, che smorzano un po’ l’entusiasmo del rientro.

Il docente ha un ruolo delicato, difficile equilibrio tra educatore, insegnante e burocrate che troppe volte fa leva solo sulle proprie forze al fine di garantire un’istruzione che imprima una traccia nello sviluppo degli studenti. Si tratta di un grande sforzo, troppe volte dato per scontato e poco valorizzato

La scuola, e le sue numerose ristrutturazioni che per anni hanno infuocato il dibattito politico, negli ultimi tempi ha subito gli effetti di scelte che l’hanno destrutturata e depotenziato la sua autorevolezza. Il suo status di istituzione è andato vieppiù calando, assumendo una sorta di veste d’azienda al servizio della clientela, le famiglie. Famiglie, che sovente vivono nella speranza, tanto illusoria quanto innaturale, che i vuoti educativi ed affettivi da loro stesse creati, vengano compensati dalla scuola.

Il sociologo Umberto Galimberti, di recente, ha nuovamente posto l’attenzione sull’incapacità di molti studenti (e adulti!) di comprendere un testo; tale difficoltà nasce da una scarsa propensione alla lettura. Insomma, chi legge poco, capisce poco.

Pare che il lessico si sia impoverito drasticamente, complice anche l’uso e l’abuso della rete; non si tratta di esaltare lo sfoggio di cultura, ma la questione è molto delicata: i pensieri sono proporzionali alla lettura e se conosci poche parole, non sarai in grado di articolare pensieri complessi.

E se non sei in grado di elaborare pensieri complessi, i tuoi processi cognitivi saranno più grezzi, sarai meno attivo nella capacità di argomentazione e poco portato all’ascolto e sarai facile preda di qualsiasi forma di indottrinamento.

L’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) pochi anni fa ha fornito dati allarmanti sulle competenze dei nostri studenti nella  comprensione delle materie letterarie e scientifiche; siamo molto lontani dalle medie riscontrate in paesi asiatici, pur trascorrendo più tempo a scuola. Un dato numerico emblematico è che mediamente gli studenti oggi conoscono circa 600 parole, a fronte delle 6000 che si conoscevano poco più di 10 anni fa.

La messaggistica, la comunicazione veloce non aiutano ad arricchire il nostro lessico, ma il rischio che si corre è grande: non esercitare il pensiero significa non progredire, rischiare di perdere la propria autonomia e non reggere il confronto con un mondo sempre più piccolo.

I nostri studenti di oggi dovranno interloquire con persone provenienti da stati in cui la formazione è selettiva e premiante dell’impegno di ciascuno. Il “treno della seta” porterà nella nostra società persone preparate e forgiate in scuole di alto livello e i nostri studenti di oggi rischiano di non essere sufficientemente formati; inoltre un sistema scolastico dalla “promozione ad oltranza” non incoraggia gli studenti più meritevoli e appiattisce il livello qualitativo verso il basso.

Forse è un po’ scontato affermarlo, ma la scuola andrebbe ripensata completamente dalle basi, partendo dalla selezione di professori formati non solo sul piano conoscitivo, ma anche emozionale.

Non basta tuttavia una scuola efficiente per contribuire a costruire la basi di un futuro solido agli adulti di domani, occorre ripristinare un rapporto di fiducia con i genitori che possono collaborare dando ai figli un libro anziché il tablet e lasciare loro la libertà di scegliere i prossimi libri da leggere. Non è un’abitudine che confligge con l’utilizzo della tecnologia, ma è un accorgimento che ci consentirà di difendere la nostra identità e la nostra libertà.

La scuola deve dare gli strumenti per affrontare la realtà, sempre più complessa, di domani, anche a costo di qualche frustrazione. D’altronde, come diceva S.J. Harris, lo scopo dell’educazione è quello di trasformare gli specchi in finestre.

Buon inizio di anno scolastico a tutti.

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