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Ci vuole cuore per fare il preside come Cesare Molinari

Pensieri e parole, la rubrica di Vittorio Barazzotto

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Tanti soldi, poca sanità

Cesare Molinari, prossimo alla pensione, tra qualche mese terminerà la sua brillante carriera lavorativa, conclusasi come preside dell’istituto Gae Aulenti, la scuola più complessa della provincia che accoglie circa 1200 studenti e 250 docenti dislocati in più sedi a Biella, Cavaglià e Valdilana.

Ha impostato il raggruppamento di indirizzi tra di loro diversi (alberghiero, professionale, agrario, geometri) sotto un’unica direzione, impresa per niente semplice, regalando agli istituti professionali una prospettiva verso il futuro. Il Gae Aulenti infatti è stato scelto dal ministero come scuola pilota per la sperimentazione dei nuovi percorsi di formazione professionale e l’esperienza biellese diventerà un riferimento nazionale. La sua capacità si misura anche con la cura degli studenti più meritevoli, premiati annualmente con borse di studio e con la conservazione della memoria sulla storia della sede di viale Macallè di Biella, l’ex Istituto Vaglio Rubens per geometri.

Molinari ha dichiarato che gli studenti non cambiano mai, cambia invece la società e la scuola ha il compito di interpretare i suoi cambiamenti e per coniugare le esigenze del mercato agricolo, edile, artigiano, industriale tecnico, enogastronomico e turistico ci vogliono flessibilità e la capacità di anticipare le necessità del mondo produttivo in continuo divenire.

Alcuni penseranno che “morto un papa, se ne fa un altro”, ma in verità sarà molto difficile eguagliare la sua autorevolezza. La tipicità propria di una scuola come il Gae Aulenti richiede a chi ha il timone del comando, di saper navigare in acque non sempre tranquille conscio che non si può cambiare il tempo, ma si deve adattare la rotta. Per non naufragare occorre saper gestire e valorizzare un equipaggio, nella fattispecie il corpo docente, sovente non gratificato ed illuso da continue promesse governative che non colgono l’importanza vitale della missione che viene affidata alla scuola.

Di questo Molinari ne era consapevole e su questo ha fatto leva mettendo in luce doti manageriali, diplomatiche, organizzative dei suoi collaboratori ed anche nel saper delegare molte funzioni, introducendo i valori migliori, le risorse umane, senza le quali ogni progetto è destinato a naufragare. Si potrebbe definire il Gae Aulenti “Scuola di frontiera” nella sua accezione migliore, dove il sapere, il comunicare, il formare, l’apprendere non bastano. Ci vuole cuore, perché l’equilibrio tra l’abbandono e il rimanere si fa sottile e si mantiene solo quando si interpreta il lavoro come una missione. Molinari su questo è stato un fedele interprete lasciando ai suoi professori e allievi una eredità da preservare.

Chi lo sostituirà avrà la fortuna di trovarsi un corpo docenti consolidato e sensibilizzato e un patrimonio di ragazzi da far crescere con professionalità e umanità.
Vittorio Barazzotto

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