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Certo che odio la mia città

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Certo, che odio la mia città. Ci mancherebbe. La domanda è piuttosto: perché mai non dovrei odiarla?
Certo, che odio la mia città. Ci mancherebbe.
La domanda è piuttosto: perché mai non dovrei odiarla?
Altezzosa e accidiosa, piegata dentro superbe ruine. Tronfia di un passato morto e rimorto. Incapace di fare il domani.
Ci torno. Un paio di volte l’anno.
Aumentano i Suv di mamme ingioiellate che salgono i gradini delle scuole per proteggere bimbetti tanto imbecilli da non saper fare due metri di marciapiede da soli. Aumentano i cretini che si lamentano del traffico. Il traffico. Quattro minuti al massimo, in ora di punta, alla rotonda di via Carso.
Il traffico.
Aumentano gli idioti che han paura dei criminali. Nella provincia più sicura d’Italia. E probabilmente del mondo.
Ragliano, gli idioti.
Non mi attardo sui migranti, i suicidi, i barboni. Altrimenti dovrei scrivere sino alla tomba.
Ero abituato, per mestiere e piacere, al caffè del bar. Sette e qualche, al mattino. Almeno tre quotidiani e due locali. Un espresso doppio e acqua minerale. Il mio piacere sottile dopo l’alba. Adesso compro i giornali, torno a casa e mi faccio una moka. Perché al bar è impossibile. O esco, o picchio tutti. Ma seri, li picchio. Da fagli male davvero. “Sti negri di merda” è la frase più gentile davanti al cappuccino. E allora prendo la porta e cerco il mio altrove.
Sti negri di merda sono i miei amici, i miei colleghi, la mie gente da 20 anni. Negri, musulmani, arabi, sunniti, sciiti, alawiti, yazidi, hutu, tutsi, barega, creoli, coopti, protestanti, cattolici. E mille altri.
La mia città. Ovvio, che la odio. Piccola. Inutile. Coi pensieri minimi di un verme autistico, che anche a strisciare, fatica. Convinta di poter vivere, ignara del morire dietro l’angolo. Persuasa che la Terra sia piatta e finisca a Brusnengo.
Odio la mia città perchè odio gli ottusi. Perchè gli ottusi minacciano i miei figli. Perchè gli ottusi, storicamente, han fatto la guerra e mai la pace. Perchè gli ottusi pensano di saper pensare.
E invece ciarlano. E ciarlando, ammazzano. Gli uomini e i pensieri, ammazzano.
Io li odio, gli ottusi. Ecco perché odio la mia città. Perché quando la prendi per mano e la porti fuori, le proponi di fare due passi dentro al resto, lei scoreggia, ti sputa e si rintana sul Mucrone.
Io la odio, la mia città. Perché è la negazione plastica, testarda e ignorante di ogni possibile futuro.
E io ne ho a basta, di superbe ruine. Io ho voglia di futuro.
Crepi, la mia città. Nello sprofondo delle sue superbie.
Edoardo Tagliani

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