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“Ce ne andiamo in Germania, qui non c’è futuro”
“Partiamo oggi stesso – afferma -. Mio marito, la bimba più piccola ed io. Staremo via una settimana e cercheremo un lavoro e una casa. Poi torneremo a prendere gli altri due bambini che nel frattempo hanno trovato una sistemazione dai nonni. Abbiamo degli amici che vivono e lavorano là. Ci hanno detto che quello è un paese dove non si fatica a trovare un’occupazione, basta adattarsi. Ci daranno una mano perchè noi non conosciamo la lingua”.
“Mi chiamo Barbara, moglie e mamma di tre bambini: due di nove anni, il più grande di 11”. Inizia così lo sfogo di una donna di 45 anni che ha perso la speranza di dare un futuro alla sua famiglia qui nel Biellese. E che ha deciso di preparare le valige e di ricominciare una vita altrove. In Germania. “Partiamo oggi stesso – afferma -. Mio marito, la bimba più piccola ed io. Staremo via una settimana e cercheremo un lavoro e una casa. Poi torneremo a prendere gli altri due bambini che nel frattempo hanno trovato una sistemazione dai nonni. Abbiamo degli amici che vivono e lavorano là. Ci hanno detto che quello è un paese dove non si fatica a trovare un’occupazione, basta adattarsi. Ci daranno una mano perchè noi non conosciamo la lingua”.
Una storia straziante, quella di Barbara e della sua famiglia. Ma comune a tanti altri Biellesi. Una piccola azienda famigliare che non ce la fa più ad andare avanti. Troppe tasse e qualche debito che inizia a pesare. Le banche che chiudono la porta in faccia e nessuna speranza di trovare un nuovo lavoro. Qualsiasi esso sia. “Questa notte non ho dormito perché mio marito piangeva come un bimbo – prosegue la donna – . Mi ripeteva che si sentiva un fallito, un buono a nulla, un incapace in tutto. La nostra piccola azienda agricola sta andando in malora. Lui ha fatto l’impossibile. Ultimamente ha anche cercato di arrotondare facendo altro. L’unico impiego che ha trovato è stato come autista per 6 mesi. Poi più nulla. Le risposte sono sempre le stesse: “In questo momento c’è la crisi, non assumiano nessuno” , oppure chiedono se hai la mobilità o meglio ancora se sei extracomunitario”.
I debiti accumulati, intanto, hanno costretto la famiglia di Barbara ad iniziare a svendere quanto costruito con tanti sacrifici.
“Purtroppo abbiamo la mani legate – prosegue la donna – I genitori di mio marito che hanno avviato questa attività vorrebbero tenere duro. Non riescono ad accettare l’idea di vedere tanti anni di lavoro andare in fumo. Mio suocero, però, non è certo un ragazzino. Ha superato gli 80 anni e non potrà proseguire a lungo. Fino ad oggi abbiamo usato la loro pensione per pagare i debiti. Adesso diciamo basta, perchè non è dignitoso proseguire in questo modo”.
Una realtà difficile da accettare anche per i bambini. “Abbiamo spiegato loro come stanno le cose – prosegue la mamma -. Non è facile pensare di cambiare casa, salutare i nonni, gli amici e i compagni di scuola. Chi l’ha presa peggio è la bambina più piccola, per questo la portiamo con noi fin da subito, per non lasciarla sola. Mio marito ha già incontrato le maestre e spiegato che i nostri figli si trasferiranno. Che tristezza dover lasciare tutto. Un’amarezza che non so descrivere. Purtroppo viviamo in un paese indietro anni luce rispetto agli altri. Dove mancano gli aiuti e la possibilità di dimostrare quanto vali. Alla mia età sei ormai un vecchio per il mondo del lavoro. Non importa quello che hai fatto, nè quello che puoi ancora dare. Per questo ce ne andiamo, perchè qui non c’è futuro. Ogni giorno qualcuno decide di farla finita e si toglie la vita. Non vogliamo arrivare a questo punto”.
Elisabetta Ferrari
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