Attualità
«C’è chi muore aspettando la pensione d’invalidità»
La Cgil lancia l’allarme e chiede l’immediato intervento della Regione Piemonte
«C’è chi muore aspettando la pensione d’invalidità». Oltre un anno e mezzo d’attesa per vederla riconosciuta. Talvolta può persino accadere che una persona muoia prima di averla ottenuta.
A denunciare la situazione è la Cgil di Biella, che lancia un grido d’allarme per il territorio biellese e accusa la Regione Piemonte, “rea” di lasciare che nelle diverse province ci siano tempistiche drasticamente diverse. Il Biellese, in questa speciale classifica, occuperebbe l’ultimo posto.
«C’è chi muore aspettando la pensione d’invalidità»
«Il nostro territorio ha un grande problema per il riconoscimento delle pensioni d’invalidità civile – dichiara Lorenzo Boffa, segretario generale della Camera del Lavoro -. I tempi per le visite di controllo, gli accertamenti, il riconoscimento e l’indennizzo sono i più alti della Regione Piemonte. Un fatto inaccettabile, proprio perché la sanità pubblica è in capo alle amministrazioni regionali, che devono trovare una soluzione uniforme per tutte le province».
Secondo i dati della Cgil, nella nostra provincia ci vuole mediamente più di un anno e mezzo per ottenere il riconoscimento: «Nel Biellese i tempi d’attesa di una pratica superano abbondantemente i 18 mesi, mentre nella vicina Vercelli, bastano poco più di sei mesi per l’espletamento di tutte le procedure. I casi che abbiamo in carico sono numerosi e ci dicono tutti la stessa cosa: abbiamo persone che aspettano mesi e mesi per una visita medica, per poi attendere ancora per vedersi riconosciuta la pensione d’invalidità, che magari arriva davvero solo dopo un’altra proroga. I problemi burocratici sono legati sia ai tempi di espletamento delle pratiche da parte dell’Azienda sanitaria locale sia dell’Inps. Le conseguenze negative però ricadono tutte sulle spalle dei cittadini».
Carenza di personale
Il problema all’origine di queste tempistiche sembra essere sempre lo stesso: la carenza di personale. «Di fronte alle nostre richieste di sollecito, di chiarimenti e d’intervento ci viene detto, da entrambi i soggetti istituzionali, che ci sono carenze di personale medico e amministrativo – aggiunge e conferma Boffa -. Una risposta che non è accettabile, in ragione della delicatezza e dell’importanza dell’argomento. Sul piano economico, spesso, ci viene detto che gli indennizzi e le pensioni possono anche essere retroattivi. Si tratta di una risposta che non ci soddisfa per niente, perché non tiene conto che, invece, permessi lavorativi non usufruiti dai familiari, agevolazioni fiscali negate e anche spese economiche immediate rappresentano un fardello enorme per i cittadini invalidi e i loro parenti».
A volte può perfino succedere che il riconoscimento giunga troppo tardi: «Registriamo diversi casi di riconoscimenti di invalidità a persone ormai decedute… Una beffa. Tutto questo è inaccettabile».
Per la Cgil la responsabilità di questa situazione va cercata innanzitutto a Torino. Per questo auspica e sollecita un immediato intervento della Regione: «La politica regionale del confermato presidente Alberto Cirio se ne deve occupare, subito, insieme alla dirigenza locale di Asl e di Inps – conclude Boffa -. Non possono esserci all’interno di una stessa regione italiana, territori e province di seria A e altri di serie B. Biella non può avere un trattamento diverso e qualitativamente inferiore rispetto ad Alessandria oppure a Verbania».
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Luigi
8 Luglio 2024 at 21:31
In questi casi tutti hanno ragione, i tempi burocratici sono elevati, i motivi sono di svariata considerazione, a prescindere che i medici preposti pensano di essere Dio in terra e fare come meglio credono, se le ore di lavoro effettivo fossero rispettate, senz’altro verrebbero espletare più pratiche. Chi scrive ha passatoa trafila burocratica per essere riconosciuto invalido.