Attualità
Bufera sul reparto di Urologia di Biella, due morti sospette
Reparto di Urologia nella bufera per un’indagine della Procura di Biella. Saranno due le accuse che verranno probabilmente mosse al dottor Stefano Zaramella, primario del reparto: omicidio colposo e falso ideologico in concorso. Ma bisogna ancora attendere ovviamente il rinvio a giudizio. Nel frattempo, nell’ambito di un’indagine durata oltre un anno e portata avanti dalla magistratura inquirente guidata dal procuratore capo Teresa Angela Camelio, il Tribunale del Riesame si è espresso per l’interdizione del medico dalla professione per un anno (dopo una prima bocciatura della richiesta di misure nei suoi confronti da parte del gip). In seguito al ricorso presentato dai legali torinesi dell’indagato, la palla passa alla Cassazione, che si esprimerà in merito entro la fine di gennaio. Per il momento non c’è dunque alcuna sospensione del medico. Erano due gli episodi finiti sotto la lente d’ingrandimento, che hanno fatto partire la complessa e delicata indagine, coordinata dalla procura e condotta dai carabinieri della polizia giudiziaria guidati dal maresciallo Tindaro Gullo. In un caso, si sarebbe deciso di operare un anziano uomo nonostante il parere contrario di altri medici. Nell’altro, invece, si sarebbe verificato un errore nel corso dell’intervento. Entrambi i pazienti erano già gravemente malati. A far scattare gli accertamenti erano state alcune lettere anonime. Un secondo filone d’inchiesta, invece, riguarda l’ipotesi di falso ideologico e coinvolge anche altri professionisti. Durante l’indagine sarebbe infatti emerso che un medico avrebbe affiancato il primario in sala operatoria pur non essendo pienamente autorizzata a farlo in quanto non ancora in forza al reparto di Urologia (vi sarebbe poi entrata in un secondo momento).
Le accuse sono tutte ancora da provare, ma nel frattempo l’inchiesta ha già sollevato un polverone. Anche perché riguarda uno dei più stimati urologi della nostra regione, inserito tra i venti migliori chirurghi italiani specializzati in operazioni mininvasive e arrivato a Biella proprio nell’ambito della realizzazione di un centro d’eccellenza dedicato alla cura del carcinoma prostatico.
Per adesso l’unico a esprimersi sulla vicenda è stato il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Giovanni Rinaldi, che nei mesi scorsi aveva più volte sollevato dubbi sulla vicenda, anche su Facebook.
Reparto di Urologia nella bufera per un’indagine della Procura di Biella. Saranno due le accuse che verranno probabilmente mosse al dottor Stefano Zaramella, primario del reparto: omicidio colposo e falso ideologico in concorso. Ma bisogna ancora attendere ovviamente il rinvio a giudizio. Nel frattempo, nell’ambito di un’indagine durata oltre un anno e portata avanti dalla magistratura inquirente guidata dal procuratore capo Teresa Angela Camelio, il Tribunale del Riesame si è espresso per l’interdizione del medico dalla professione per un anno (dopo una prima bocciatura della richiesta di misure nei suoi confronti da parte del gip). In seguito al ricorso presentato dai legali torinesi dell’indagato, la palla passa alla Cassazione, che si esprimerà in merito entro la fine di gennaio. Per il momento non c’è dunque alcuna sospensione del medico. Erano due gli episodi finiti sotto la lente d’ingrandimento, che hanno fatto partire la complessa e delicata indagine, coordinata dalla procura e condotta dai carabinieri della polizia giudiziaria guidati dal maresciallo Tindaro Gullo. In un caso, si sarebbe deciso di operare un anziano uomo nonostante il parere contrario di altri medici. Nell’altro, invece, si sarebbe verificato un errore nel corso dell’intervento. Entrambi i pazienti erano già gravemente malati. A far scattare gli accertamenti erano state alcune lettere anonime. Un secondo filone d’inchiesta, invece, riguarda l’ipotesi di falso ideologico e coinvolge anche altri professionisti. Durante l’indagine sarebbe infatti emerso che un medico avrebbe affiancato il primario in sala operatoria pur non essendo pienamente autorizzata a farlo in quanto non ancora in forza al reparto di Urologia (vi sarebbe poi entrata in un secondo momento).
Le accuse sono tutte ancora da provare, ma nel frattempo l’inchiesta ha già sollevato un polverone. Anche perché riguarda uno dei più stimati urologi della nostra regione, inserito tra i venti migliori chirurghi italiani specializzati in operazioni mininvasive e arrivato a Biella proprio nell’ambito della realizzazione di un centro d’eccellenza dedicato alla cura del carcinoma prostatico.
Per adesso l’unico a esprimersi sulla vicenda è stato il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Giovanni Rinaldi, che nei mesi scorsi aveva più volte sollevato dubbi sulla vicenda, anche su Facebook.
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