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Biella come una riserva indiana

Sale & pepe, la rubrica di Luigi Apicella

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Biella come una riserva indiana? A giudicare dai “segnali di fumo” (per fortuna senza conseguenze) provenienti dall’ex ospedale degli Infermi attualmente abbandonato a se stesso sembrerebbe di sì. Perché vedete le caratteristiche della “riserva” Biella ce le ha sempre avute tutte, a partire da quella storica mancanza di collegamenti “diretti” che tanti “capi indiani” nel corso dei decenni hanno sempre detto, a parole, di voler risolvere.

Solo che un tempo le cose giravano diversamente nella riserva, c’era anche un senso di orgoglio “strisciante” nel dire “mi sun piemunteis at Biela, perché comunque si lavorava, c’erano le fabbriche aperte, la gente, sempre comunque con la sua naturale diffidenza, riuscivi persino ad incontrarla per le vie del centro città. Insomma una riserva sì, ma a suo modo felice, operosa.

Oggi no, è tutto diverso: dalla riserva i giovani che hanno potuto sono andati altrove, i pochi rimasti, volenterosi e desiderosi di “dare una sveglia” alla città hanno persino creato un gruppo “A Biella non c’è niente da fare” speranzosi di poter finalmente parlare, incontrare qualcuno, fare conoscenza. Due le parole d’ordine: umanità e collegamenti, parole di cui la “riserva Biella” di oggi ha una necessità assoluta per non morire, per far vedere che esiste, che non è solo terra di conquista per supermercati di ogni genere e marca.

Una sorpresa, quella di questo gruppo di ragazzi, che ha colto lo stesso primo cittadino amministratore della riserva Claudio Corradino, che, a giudicare dalle dichiarazioni rese, si è detto soddisfatto nel vedere il centro città finalmente animato dai giovani. Siamo contenti anche noi, perché se il palazzo non scende mai in piazza, resta nei suoi appartamenti, prima o poi sono quelli della piazza (anche solo i pochi rimasti) che vengono a bussare alla porta del palazzo per chiederti se ci sei e soprattutto se “batti un colpo”…

Perché vedete, “essere riserva” sempre – per di più infelice visti i tempi di crisi e la realtà cittadina odierna – alla fine ti porta a non sopportare più l’altro, il visitatore, il turista che magari, ricordandosi delle tante bellezze naturali della nostra terra, decide nonostante tutto di venire qui da noi. Come nel caso della nostra splendida valle Cervo, che in questi giorni ha fatto registrare molte presenze, una autentica boccata d’ossigeno per i tanti operatori, ristoratori, commercianti.

Certo di fronte al naturale isolamento degli altri giorni qualcuno ha – al solito – storto il naso lamentandosi dei disagi, della provinciale a tratti bloccata dalle auto in sosta, di un po’ di confusione in più. Ecco allora, di fronte a queste rimostranze per me insensate, dobbiamo scegliere una buona volta che cosa vogliamo fare da grandi: se vogliamo lamentarci sempre e comunque continuando ad essere “riservisti” nell’animo o se vogliamo finalmente prendere atto che da soli, in solitaria, anche se siamo biellesi, non ce la faremo mai a ricostruire la nostra bellissima riserva. Che in futuro potrà anche avere tanti differenti capi indiani di diverso colore – di volta in volta a capo dell’amministrazione – ma che non dovrà dimenticare mai di essere speciale, quasi unica nel suo genere. Augh!!!

Luigi Apicella

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