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Escursione al Monte Barone con Corrado Martiner

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Il monte Barone è la più alta elevazione delle alpi Biellesi orientali e per la sua posizione isolata e per il fatto che svetta ad una quota decisamente superiore alle cime circostanti è giustamente considerato la montagna simbolo della Valsessera. La miglior via di salita è un facile itinerario molto frequentato che si snoda su buon sentiero ottimamente segnalato. Il panorama della vetta è uno dei migliori di tutto il Biellese. L’attraversamento delle ripidi pendici della punta di Pissavacca nel tratto denominato Scarpie può risultare complicato e pericoloso in caso di neve o ghiaccio.

Il monte Barone è la più alta elevazione delle alpi Biellesi orientali e per la sua posizione isolata e per il fatto che svetta ad una quota decisamente superiore alle cime circostanti è giustamente considerato la montagna simbolo della Valsessera. La miglior via di salita è un facile itinerario molto frequentato che si snoda su buon sentiero ottimamente segnalato. Il panorama della vetta è uno dei migliori di tutto il Biellese. L’attraversamento delle ripidi pendici della punta di Pissavacca nel tratto denominato Scarpie può risultare complicato e pericoloso in caso di neve o ghiaccio.

Note tecniche

Partenza: Piane di Rivò (950 m)

Difficoltà: E

Dislivello:  1094 m

Tempo di salita: ore 2,55

Segnavia: G1 – G8

Accesso e parcheggio

Da Coggiola una strada che si stacca a monte a circa metà paese porta alle frazioni Rivò e Viera e dopo 8 chilometri raggiunge le Piane di Rivò. Dopo un ampia curva verso destra si incontrano diversi cartelli segnaletici che indicano l’inizio dei sentieri. Qui si parcheggia comodamente l’auto a lato dell’asfalto.

Itinerario

Dalle Piane di Rivò due punti di partenza distanti una cinquantina di metri l’uno dall’altro entrambi segnalati da cartelli indicatori, possono costituire indifferentemente l’inizio dell’itinerario. Il primo percorre uno sterrato che si stacca a monte della strada asfaltata e dopo un centinaio di metri raggiunge un piccolo spiazzo a monte di una edificio. Qui si abbandona la carrareccia e si rimonta un ripido boschetto di betulle fino a sbucare in un ampio pianoro erboso alla destra del quale, in prossimità di una piccola baita, giunge l’ampia via proveniente dal secondo punto di partenza. Quest’ultimo è posto una cinquantina di metri oltre al primo e percorre un’ampia mulattiera che lascia subito a monte una diramazione per una vicina costruzione, attraversa un boschetto di conifere e sbuca nel pianoro erboso dove riceve il sentiero proveniente dal primo punto di partenza. (ore 0,05) Si prosegue sulla ben evidente mulattiera che si addentra nel vallone del rio Cavallero dominato dalle aspre e ripide pareti della punta Pissavacca e del monte Gemevola o Cornabecco. A pendenza moderata, dopo aver percorso una lunga diagonale si giunge a guadare il rio Cavallero. Una aerea passerella in ferro facilita l’attraverso del corso d’acqua nei periodi di ampia portata. Si risale più ripidamente lungo il lato destro orografico del vallone caratterizzato dalla presenza di numerose conifere. Si guadagna quota con un paio di tornanti e successivamente, dopo un breve traverso ed altri due risvolti si giunge a guadare un modesto rio sovente asciutto in prossimità del quale si trova una indicazione per la Via della Discordia della Palestra di Roccia Oliva, la cui partenza è posta alcune decine di metri a monte della mulattiera. Si prosegue a mezzacosta seguendo la morfologia del terreno e dopo una breve discesa per evitare alcuni affioramenti rocciosi si percorre un tratto dove la mulattiera è ottimamente selciata (fontana). Terminata la lunga diagonale in corrispondenza di un’altra piccola fonte ed effettuati un paio di tornanti si entra in un fitto bosco di conifere all’interno del quale si raggiunge in rifugio Ciota, visibile solo all’ultimo istante (mt. 1233 ore 0,35 tot, ore 0,40). Il rifugio, costruito nel 1965 dal Corpo Forestale dello Stato, dispone sul retro di un piccolo locale sempre aperto. Si lascia il G1 che prosegue diritto per la vicina bocchetta Foscale e la Baita-Bivacco La Cascinetta e si volge a destra seguendo le indicazioni per il monte Barone (G8). Con cinque tornanti si guadagna la dorsale che di stacca dal monte Pissavacca e fa da displuvio tra il vallone del rio Cavallero e quello del canale Ranzola, tributario del rio dell’Ardeccia, culminante con il monte Barone da qui ottimamente visibile così come il rifugio. Si volge a destra e si percorre a moderata pendenza, il largo e panoramico dosso tra basse conifere ed affioramenti rocciosi. Quando il crinale si raddrizza lo si abbandona il e si tende  a sinistra inizialmente in piano per poi riprendere a salire in corrispondenza della deviazione per un’altra via della palestra di Roccia Oliva denominata Giardini di Sassonia. Ancora un paio di tornanti, nei quali si lasciano alle spalle gli ultimi esemplari di pino cembro e si inizia ad attraversare lo scosceso versante del monte Pissavacca portandosi alla base del dirupato tratto denominato “Scarpie” che si supera seguendo la mulattiera che è stata ottimamente ricavata collocando scalini di pietra e lavorando la roccia. I tratti più esposti sono protetti da mancorrenti in ferro e corde fisse. In breve si raggiunge il culmine di questo tratto ripido ed impervio; la pendenza si attenua e si prosegue in direzione del rifugio incontrando alcuni brevi tratti in discesa. Un lungo tratto a pendenza limitata conduce al guado del canale Ranzola appena oltre il quale si perviene all’alpe Ponasca ormai in stato di abbandono. A monte dei ruderi una serie di risvolti lungo il ripido pendio erboso porta al rifugio Monte Barone, recentemente ristrutturato (mt. 1610 ore 1,05 tot, ore 1,45). Alla destra del rifugio si segue un evidente sentiero contrassegnato dal segnavia G8  (scritta Monte Barone). Attraversato un ramo del modesto rio Ranzola si raggiunge la piazzola di atterraggio dell’elicottero nei pressi della quale giunge da destra il sentiero proveniente dalla bocchetta di Noveis (G7). Si risale faticosamente il ripido pendio erboso sovrastante guadagnando la cresta sommitale ad una quota di circa 1700 mt, ben più in alto della vera bocchetta di Ponasca. Si volge a sinistra e dopo l’incrocio con il sentiero proveniente da Roncole in valle Strona di Postua si prosegue sull’ampia dorsale erbosa in direzione della cima. La china si fa più erta e restando leggermente sul lato Sessera (sx) si guadagna rapidamente quota e si raggiunge una esigua spianata. Il crinale si restringe un poco e la pendenza diviene più moderata. Superata una lieve depressione la via si insinua tra roccette articolate fino a quando la dorsale si compatta ai ripidi pendii terminali. Il sentiero li rimonta inizialmente con strette svolte e successivamente con una lunga diagonale ascendente verso destra (attenzione in caso di neve). Ormai prossimi alla cima, si transita una decina di metri al di sotto della croce di vetta in prossimità di una campana posta sopra al una nicchia protetta da vetro contenente una bella statua della Madonna. Ancora pochi metri e si sbuca sulla panoramica sommità del monte Barone in prossimità di una bella rosa dei venti recentemente collocata dal CAI Valsessera. (libro di vetta in cassetta metallica all’interno del basamento). La croce di vetta è pochi metri a sinistra, oltre una targa in marmo dell’Associazione Nazionale Alpini Biella a riconoscente memoria dei gloriosi compagni del Battaglione Pallanza. (ore 1,10 tot. ore 2,55) Il rientro per l’itinerario di salita comporta ore 1,50 ma sono possibili diverse alternative. Quella qui consigliata consiste nel ritornare al rifugio lungo l’itinerario di salita e da questo prendere a destra l’ampio sentiero per la Spelonca. La via, ottimamente tracciata negli ultimi anni, attraversa alcuni ripidi canali poi oltrepassa un crinale del monte Barone e scende alla Spelonca, caratteristica costruzione edificata al di sotto di un roccione alto e sporgente. Prosegue poi sempre ben evidente dapprima su pendii aperti e poi all’interno del bosco andando ad immettersi nella ampia mulattiera proveniente dalla Bocchetta Foscale. A destra, in poco più di 5 minuti si raggiunge la baita bivacco alpe Cascinetta. L’itinerario con partenza dalle Piane ed arrivo a questo punto di appoggio è già stato descritto in una precedente relazione della mia rubrica.  Si svolta quindi a sinistra e senza possibilità di errore superando nell’ordine il punto di appoggio dell’alpe Ranzola, la fontana della Formica e la Bocchetta Foscale si rientra al punto di partenza. Questa variante comporta una ventina di minuti in più. 

Il testo ricalca in gran parte quanto descritto nell’itinerario 4.7 della mia guida “Passeggiate sulle montagne del Biellese” edito dalla Blu Edizioni di Torino.

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