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Pausa Caffè

Abbiamo paura di perdere i nostri agi

Pausa Caffè: la rubrica di Giorgio Pezzana

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BIELLA – Nell’era del catastrofismo ad ogni costo mi fanno tenerezza coloro che nei giorni scorsi hanno fatto incetta di prodotti di prima necessità nei supermercati, anche in quelli biellesi, come se ci si dovesse attrezzare per una carestia che al momento non abbiamo ragione di temere. Questa corsa dissennata provoca un aumento della domanda di svariati prodotti (farina, pasta, riso, olio) ed alimenta quella legge di mercato secondo la quale, se la domanda cresce, crescono inesorabilmente i prezzi.

Ma soprattutto crescono le speculazioni di chi sulle tensioni si arricchisce. Si dovrebbe evitare di dimensionare le nostre esistenze su quanto dice la tv, cercando di mettere, al posto dei telegiornali, un po’ del nostro autonomo pensiero, se ancora esiste. Veniamo da due anni difficili, percorsi da una pandemia che ogni Paese ha interpretato secondo le proprie chiavi di lettura.

L’Italia, purtroppo, ha dato ragione a quelli che sostenevano che il nostro Paese fosse una sorta di area di sperimentazione vaccinale, salvo poi scoprire che anche molti vaccinati hanno contratto il Covid, ora ci dicono, con conseguenze però assai più circoscritte. Non siamo ancora usciti dalla pandemia ed arriva la guerra, altro stato di emergenza, altra psicosi, altre reazioni inconsulte. Del resto, quando ci si riduce a considerare emergenze il freddo dell’inverno, la calura estiva, un’epidemia influenzale o una stagione poco propizia per i raccolti nei campi, come avveniva da anni, ben prima del Covid, non desta stupore il fatto di trovarci impreparati e tremanti al cospetto di ogni refolo di vento.

Senza per questo volere sottovalutare né il subdolo virus né la guerra in Ucraina, la sensazione è che il timore vero non sia tanto dettato da eventi indubbiamente preoccupanti e tali da giustificare la nostra esecrazione, quanto dalla paura di ritrovarci proiettati al di fuori della nostra “comfort zone”, insomma di perdere i nostri agi, fatti di qualche reale necessità, ma anche di molto superfluo al quale sentiamo di non essere più capaci di rinunciare.

E’ accaduto nel tempo del lockdown pandemico, quando la rinuncia per qualche settimana all’aperitivo o alla cena al ristorante parevano privazioni insostenibili; sta accadendo ora, con i venti di guerra che arrivano dall’Est e che ci fanno temere di non poter più avere il pane fresco di giornata o il pieno di benzina.

 

Giorgio Pezzana

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