Il futuro bussa al Museo

BIELLA – Con il cambio generazionale, stiamo perdendo la memoria storica del nostro territorio e se si chiedesse agli alunni di una nostra scuola che cosa ha comportato lo sviluppo dell’industria tessile per il biellese o chi sono stati Ernesto Schiaparelli, Giuseppe Pella o Gae Aulenti pochissimi saprebbero rispondere.

Ogni comunità custodisce la propria storia in un museo, che memorizza il patrimonio culturale e storico che ha forgiato l’identità di un territorio. Per un provinciale, il museo è un luogo chiuso, anacronistico e polveroso, mentre la sua ragione d’essere è invece vitale, poiché ci ricorda chi siamo stati, valorizzando la parte migliore della nostra storia.
Un museo deve essere un laboratorio per il futuro, aperto al dibattito, dove ci si confronta sulle sfide del presente per evitare gli errori di domani.

Il museo di Biella, su cui vent’anni fa si investirono idee e risorse, è snobbato oggi dal comune e dalle fondazioni che non ne riconoscono l’importanza come centro di aggregazione ancorato alla nostra storia. Si tratta di una mancanza grave, che ci espone alla conseguenza di scelte estemporanee, prese senza contraddittorio, come quella di voler insediare un nuovo centro commerciale nelle ex pettinature, a poche centinaia di metri da quello esistente in centro, a fronte di un bacino di utenze insufficiente per garantire la sopravvivenza ad entrambi.
Se conoscessimo la nostra storia o se ricordassimo i personaggi che hanno avuto influenze sul biellese potremmo tornare a vedere su un orizzonte temporale più ampio.

Un segnale di speranza è arrivato da una serie di giovani durante la presentazione “Contiamo su di noi – Connessioni”, che hanno espresso in modo semplice e chiaro le loro impressioni sul Biellese in una serie di cortometraggi. Hanno trasmesso un senso di appartenenza che non si riscontra a livello istituzionale e, in questo caso, la politica dovrebbe avere l’umiltà di ispirarsi alla società civile per migliorarsi.

Vittorio Barazzotto

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