Eventi & Cultura
I falò valdesi per la libertà
Non posso dedicare questa mia faluspa al nuovo presidente del consiglio della chiesa valdese di Biella Pietro Magliola, 53 anni, avvocato, perché non me lo permetterebbe, in quanto non ama né essere fotografato né essere…citato! E' stato eletto nei giorni scorsi insieme ad altre sei persone (Alga Barbacini, Ludovica Pepe Diaz, Piero Soncin, Carmela D'Ursi, Miguel Chiappone, Stefano Romeo) che rappresentano l'organismo democratico ed esecutivo di una chiesa che festeggia proprio in questi giorni (per l'esattezza il 17 febbraio) la ricorrenza delle “lettere patenti” di re Carlo Alberto, che nel 1848 concedeva ai valdesi i diritti civili e politici (diritto allo studio, all'esercizio delle professioni, all'acquisto di terre).
Dedicherò quindi questa faluspa ai valdesi in generale, che accesero in questa data centinaia di falò per esprimere la felicità per la fine del ghetto dopo secoli di persecuzioni. I valdesi sono una comunità cristiana fondata nel 1184 da Pietro Valdo di Lione, che ha aderito alla riforma protestante nel 1532.
La notizia delle “lettere” fu accolta con entusiamo nelle Valli Valdesi (a nord di Pinerolo) con un fiammeggiare di fuochi che vennero accesi in tutti i paesi e soprattutto nelle alture. Qualche anno dopo in tutta Italia furono costruiti templi valdesi ed anche a Piedicavallo i picapere della Valle Cervo costruirono l'edificio nel 1896.
A Biella nella chiesa valdese di via Carlo Fecia 9 verrà svolto il culto (una cerimonia religiosa) per ricordare l'avvenimento alle 10 di domenica 16 febbraio a cura del predicatore Mario Radaelli.
“Crediamo che la salvezza dell'uomo – ci spiega Pietro Magliola – dipenda unicamente dalla grazia di Dio, che si comunica all'uomo mediante la fede. Le opere umane non servono alla salvezza ma sono necessarie per il bene del nostro prossimo, e per la gloria di Dio.
Non è forse un messaggio molto attraente per l'uomo moderno, che ritiene di essere assolutamente libero e padrone del proprio destino, e che pensa essere più importante il suo giudizio su Dio che non il giudizio di Dio su di lui.
Ritengo però che questo annuncio, evangelico nel senso pieno della parola, abbia ancora il potere di liberare l'uomo, così come successe circa 500 anni or sono”.
Massimiliano Zegna
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