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Cavaglià, è qui la festa… dei giovani

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E’ una tradizione che si perpetua, secondo le cronistorie locali, dal lontanissimo 1518. La vera particolarità di questi dieci giorni di festa è che l’organizzazione è tutta in mano a un gruppo di giovanissimi. Il priore Roberto Macchieraldo: “Neppure il cattivo tempo riesce a fermarci”.

E’ una tradizione che si perpetua, secondo le cronistorie locali, dal lontanissimo 1518. Giunge quest’anno all’edizione numero 496, un numero da brivido, eppure anche con così tanti lustri sulle spalle pare una festa  per nulla invecchiata. Stiamo parlando della Festa dei Giovani di Cavaglià, il tradizionale appuntamento estivo che anche quest’anno, dall’8 al 17 agosto, colora le strade del paese portando in piazza dai giovanissimi fino ai più anziani.

La vera particolarità di questi dieci giorni di festa è che l’organizzazione è tutta in mano a un gruppo di giovanissimi, il cosiddetto “comitato”, che quest’anno è formato da ragazzi che vanno dai 16 ai 27 anni. A dirigere le operazioni c’è il “priore”, designato al termine della festa dell’anno precedente, erede di quello che nel lontano passato era chiamato “abate” ed era posto a capo di “una società od abbazia de giovani”.

Il giovane priore di quest’anno si chiama Roberto Macchieraldo e ha 23 anni. Ci racconta di come un tempo chi rivestiva il suo attuale ruolo venisse eletto seguendo la lista dei partecipanti riportata nel Sonetto, il libretto della festa, mentre oggi ci si offre volontari per farsi carico di un ruolo di grande responsabilità. «Quando si deve spiegare il perchè ci si prende un simile impegno in molti non capiscono. E’ un qualcosa che senti dentro, per molti come me è una tradizione di famiglia, visto che anche mio padre e mio nonno sono stati in passato priori – racconta Roberto – Si tratta di un bel dispendio di energie, di tempo e di soldi, dato che l’organizzazione del ricevimento di apertura deve per forza cominciare con diversi mesi di anticipo».

Una tradizione scritta negli annali della città, portata avanti dai giovani a cui è stata tramandata dalle precedenti generazioni, che di anno in anno aggiornano gli appuntamenti, ma mantengono intatto il bellissimo spirito di partecipazione delle origini. Non solo: la maggior parte del ricavato della festa viene destinato in beneficienza, in genere ad opere utili per il paese. «La manifestazione sta andando bene, non trovo ci sia un calo di affluenza rispetto all’anno passato» sostiene il priore neoeletto, il che ha dell’incredibile in un’estate che tra freddo e pioggia si sta rivelando tragica per i gestori di locali all’aperto.

«La gente arriva anche da fuori, sabato abbiamo ricevuto diverse telefonate da chi chiedeva le indicazioni per arrivare da Torino. Abbiamo incrociato anche qualche francese, ma forse erano qui per caso, dubito che il nostro volantinaggio sia arrivato così lontano…».

Gaia Quaglio

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