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Economia

I miei primi 18 anni

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Nella vita tutti noi almeno una volta ci siamo passati. Per mangiare un panino nell’intervallo di una partita di basket, al palasport, o quasi all’alba, nel weekend, al termine di una serata in discoteca con gli amici. Tony Panini Buoni nel tempo è diventato un’istituzione per i biellesi, giovani e meno giovani, e domani  il suo chioschetto di panini compirà 18 anni.

Nella vita tutti noi almeno una volta ci siamo passati. Per mangiare un panino nell’intervallo di una partita di basket, al palasport, o quasi all’alba, nel weekend, al termine di una serata in discoteca con gli amici. Tony Panini Buoni nel tempo è diventato un’istituzione per i biellesi, giovani e meno giovani, e domani  il suo chioschetto di panini compirà 18 anni.

Tony, torniamo per un attimo alle origini, come hai iniziato questo lavoro?
“Ho sempre lavorato in fabbrica e nel lontano 1991 sono andato a Vercelli per vendere delle bibite con un amico fuori dal concerto di Vasco. Lì ho visto tutti quei camioncini e ho capito cosa mi sarebbe piaciuto fare da grande”.

E il tuo progetto come si è andato evolvendo?
“Ho iniziato l’attività commerciale nel 95. Grazie ad un amico sono riuscito a rilevare la storica birreria “I Cammelli” di Candelo. Purtroppo non è andata bene come speravamo, ma un anno più tardi, il 14 marzo del 96 è nato Tony Panini Buoni e con un paio di licenze provinciali abbiamo cominciato a macinare chilometri tra Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta”.

Immagino che in questi 18 anni tu ne abbia viste di cotte e di crude. C’è qualche ricordo in particolare, positivo o anche negativo, che ti è rimasto impresso?

“Fortunatamente non si sono mai verificate risse o aggressioni, al massimo qualche scaramuccia tra persone un po’ alticce, ma nulla di grave. C’è un aneddoto invece che ti voglio raccontare. Ero tutte le settimane fuori dal Celebrità a Novara, e puntualmente davo da mangiare, ogni sabato sera, ad un ragazzo e ai suoi amici. Di punto in bianco non l’ho più rivisto, fino a quando me lo sono trovato in tv sul podio di Sydney nel 2000. Era Domenico Fioravanti, che poi è tornato a festeggiare la medaglia con i suoi amici mangiandosi un panino”.

Davvero una bella storia. In generale posso dedurre che il tuo giudizio su questi anni sia positivo giusto?

“Decisamente sì. Nonostante l’ora tarda sono sempre riuscito a far star bravi tutti quanti. E sono orgoglioso di aver servito, e di continuare a farlo, un mix di tre generazioni. Qualche anno fa una troupe giapponese è venuta a fare un servizio a Biella. E così sono finito sulla loro rivista, in mezzo alle eccellenze nostrane e non solo, dalla macelleria Mosca al Patio, passando per la pasta De Cecco”.

L’ultima domanda, obbligata, è questa. Se la tua candidatura a Mongrando avesse successo, smetteresti con il mondo dei panini?

“Per scaramanzia non ti rispondo, ma ti dico una cosa. I miei mi hanno sempre insegnato a vivere alla giornata e continuerò a seguire il loro consiglio”.

Andrea Marzocchi

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