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Oggi l’ultimo saluto all’alpino Edoardo Gaja

Oggi amici, parenti e penne nere hanno detto addio a Edoardo Gaja. Il funerale è stato celebrato nel piazzale della sede degli alpini

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BIELLAEdoardo “Dado” Gaja è andato avanti. Con queste parole, quelle che da sempre accompagnano le penne nere nel loro ultimo viaggio, la sezione Ana di Biella ha annunciato nei giorni scorsi la scomparsa del suo ex presidente storico, un vero e proprio pilastro che ha guidato gli alpini biellesi per oltre un decennio.

Questa mattina una folla di amici, parenti e penne nere gli ha detto addio nel piazzale della sede degli alpini di via Ferruccio Nazionale.

Gaja si è spento all’età di 82 anni, al termine di una vita piena, sempre caratterizzata dall’entusiasmo, sia che si trattasse delle sue passioni, come la montagna, sia in ambito professionale.

Chi era Edoardo Gaja

Imprenditore e manager di successo, in particolare nel settore tessile, nella sua lunga carriera lavorativa Gaja non ha mai disdegnato le nuove sfide; lo dimostrano le tante e variegate esperienze accumulate nel corso degli anni, come quella in Brasile o quella nel settore agrario.

A piangerlo oggi, però, oltre alla moglie Laura, alla figlia Elena e alla sorella Anna, sono soprattutto coloro che hanno avuto modo di conoscerlo e apprezzarlo nella sua vita da alpino.

Per oltre un decennio presidente degli alpini

Iscritto alla sezione della Valle Cervo, così come il padre prima di lui, il 22 aprile del 2001 Gaja raccolse il testimone da Franco Becchia e divenne presidente dell’Ana biellese, carica che avrebbe ricoperto proficuamente per oltre dieci anni, fino al 2012, dopo aver dato tutto se stesso, com’era sua abitudine.

«Questo impegno – aveva risposto in quei giorni, alla domanda sul perché del suo passo indietro – ha stravolto la mia vita. Per undici anni ho trascorso quotidianamente due-tre ore al giorno in sede, tralasciando tutti gli altri impegni, compresi quelli professionali. Vorrei dedicare un po’ di tempo ai miei nipotini. Ormai non riesco più nemmeno ad andare in montagna. E quindi è arrivato il tempo di lasciare».

“La sezione ha perso una pietra angolare”

Da quel giorno sono quasi trascorsi altri dieci anni, eppure la sua è rimasta una figura fondamentale per tutti gli alpini biellesi.
«Sicuramente – conferma il suo successore alla presidenza, Marco Fulcheri – la sezione ha perso una pietra angolare. La sua figura ha lasciato il segno nella nostra storia. E’ merito suo, solo per dirne una, se oggi siamo in via Ferruccio Nazionale, fu sua la forte volontà che portò all’acquisizione di quella che sarebbe diventata la nostra nuova casa».

La sua eredità, però, è molto più profonda: «A tanti, me per primo, ha insegnato cosa significa essere alpini. Essere presente, sempre, quotidianamente. Ci ha trasmesso la sua passione, la sua dedizione, il suo modo di vivere a tutto tondo quella che chiamiamo “alpinità”».
Fu proprio Fulcheri a succedergli alla guida dell’Ana di Biella: «Il passaggio della stecca – ricorda a questo proposito -, quando mi affidò la sezione e mi diede lo zaino, per me rappresenta forse il momento più emozionante, un’emozione che è ancora viva. Lo conobbi nel Duemila, quella che era nata come una collaborazione alpina lentamente si trasformò in una bella e profonda amicizia. L’ho sempre considerato un mentore e un maestro, quel poco che conosco del vivere l’associazione alpina lo devo in buona parte ai suoi insegnamenti. Mi ha fatto crescere tanto. Il suo spirito di servizio, il suo entusiasmo e la sua perenne voglia di fare da oggi saranno ancora di più uno stimolo».

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