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In ospedale a Biella mancano medici e le liste d’attesa sono sempre più lunghe

L’analisi di Vittorio Barazzotto

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Tanti soldi, poca sanità

Torniamo a parlare di sanità. Dopo l’articolo della settimana scorsa, diversi lettori hanno scritto in redazione per manifestare il loro malumore nei confronti dei servizi sanitari locali, sempre più ridotti, che inducono inevitabilmente a rivolgersi ad altre province per esami di routine. Il turismo sanitario è diventato un problema che ci riguarda direttamente e con cui tanti cittadini si scontrano.

I più fortunati riescono ad organizzarsi per svolgere una TAC o una risonanza in un altro ospedale, ma molti, soprattutto gli anziani, aspettano rassegnati i tempi imposti da liste di attesa sempre più lunghe. Anche le tempistiche di refertazione degli esami clinici sono sempre più dilatate.

L’argomento è evidentemente scomodo, dal momento che nessuna forza politica, nemmeno di opposizione, se ne occupa in modo in efficace.
E’ notizia di pochi giorni fa che in ospedale mancano anestesisti, medici da cui dipende direttamente la sopravvivenza delle sale operatorie e la gestione dei reparti risente della carenza di personale.

L’attenzione nei confronti del paziente perde così la sua centralità e ci allontaniamo sempre di più dai modelli virtuosi, reali e funzionanti, che hanno messo in atto altri ospedali piemontesi e che puntano sul processo di umanizzazione dei servizi per alleviare le sofferenze delle persone. L’abbandono del presidio sulla sanità è un segno di grande debolezza del nostro sistema politico locale e regionale, incapace di intercettare le esigenze primarie delle persone.

Senza un supporto politico il nostro ospedale non potrà mai funzionare al meglio e per questo dobbiamo vigilare sul lavoro dei nostri amministratori per difendere il diritto primario al nostro bene più importante: la salute.
Vittorio Barazzotto

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