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Una città avvolta dal buio

Il commento di Vittorio Barazzotto

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BIELLA – Non sono bastate le giustificazioni dell’autore della serie televisiva che ha scelto Biella come ambientazione della “città dove si muore dentro”, per placare l’indignazione locale.

Il regista e l’autore hanno infatti dichiarato di non conoscere la nostra città e di averla scelta casualmente come sfondo alla storia che volevano raccontare. Si tratta pertanto di un criterio fortuito che tuttavia ha toccato un nervo scoperto per molti biellesi, che evidentemente vedono la nostra città spenta e grigia. Biella effettivamente è avvolta nell’ombra, questa volta non solo metaforicamente. Basta uscire nel pomeriggio, dopo il tramonto precoce di stagione, per essere inghiottiti dal buio che invade le strade e i marciapiedi, anche nelle vie più centrali.

Le luci sono insufficienti e spesso maltenute. L’illuminazione del muraglione del vecchio ospedale, che grazie ai suoi colori vivaci interrompe il grigio del contesto e valorizza la balconata sul Cervo, rappresenta uno degli ultimi baluardi di un’idea della città che si prefiggeva anche un’ambizione estetica, perché in un ambiente curato si vive meglio.

Il progetto, che avevamo avviato con la mia giunta, si basava su un piano per illuminare la città all’insegna delle tre E: Estetica, Ecologica, Economica. Lavorammo con il regista delle luminarie di Torino e con Nino Cerruti per contrastare la mestizia dei palazzi e delle vie scure, per incoraggiare la socialità e per imprimere un senso di ottimismo, e di sicurezza, alla città. Se le risorse impiegate per discutere della serie televisiva che ha scelto Biella come città triste venissero dirottate verso progetti per combattere il buio che ci circonda, alla prossima scelta casuale saremo meno convinti che si tratta proprio della nostra città.

 

Vittorio Barazzotto

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