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Raider, i nuovi schiavi nascosti da zaini appariscenti

Pensieri e parole, la rubrica di Vittorio Barazzotto

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Tanti soldi, poca sanità

Li vediamo pedalare accaldati sotto il sole, al buio di notte e infreddoliti in inverno. Per i “rider”, i ragazzi che portano le pizze o la spesa a domicilio, non ci sono limitazioni stagionali o di orario, perché per ogni consegna la paga è così bassa che sono costretti a turni continui.

Viaggiano su bici vecchie e trasportano la merce in zaini, le cui condizioni igieniche sono facilmente immaginabili tra le colature unte dei cibi e le lunghe pedalate nei giorni più caldi. A Biella ce ne sono tanti, le richieste che arrivano ai ristoratori sono in crescita. Alcuni di loro segnalano con stupore che spesso le consegne vengono fatte nello stesso isolato di dove si trova il ristorante, altri rilevano che i ragazzi non hanno tesserini di riconoscimento, come i corrieri “normali” e spesso non parlano italiano.

Le società per cui lavorano investono capitali altissimi in pubblicità, ma poco nel personale, che viene sfruttato in condizioni che pensavamo superate, sotto l’indifferenza collettiva, in primis dei sindacati. Eppure sfrecciano sotto i nostri occhi e vicino alle nostre macchine, sono gli schiavi 4.0 nascosti da zaini appariscenti. Vedendoli, dobbiamo ricordarci di quanto è fragile la nostra democrazia e di come, pacificamente, siamo tornati indietro di un secolo senza che ce ne accorgessimo.
Vittorio Barazzotto

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4 Commenti

1 Commento

  1. Emme F.

    17 Luglio 2023 at 17:31

    Buon spunto di riflessione…Non è per questo tipo di realtà che si è permesso, da parte dell’Europa, un afflusso incontrollato d’immigrati non regolari? Senza la presenza di disperati in cerca di una vita migliore (giustificabile…) Ma costretti dall’irregolarità, a lavori degradanti, e sottopagati. La forza lavoro stabile di ogni stato, avrebbe avanzato, nel tempo, richieste salariali maggiori, più tutele, e servizi adeguati, ma in questo modo si mantengono i profili bassi. La realtà è quella che vediamo, fatta da un reddito minimo non garantito, da redditi tra sessi non equiparati, maternità non supportate in maniera incentivante; Si lasciano le persone a degradarsi fisicamente e cerebralmente senza sostegni, senza contratti stabili, e senza certezze. Viviamo realmente in uno stato democratico? Cosa s’intende realmente per libertà e democrazia? Le cose giuste per tutti sono un utopia…Fonte per programmi di pura propaganda di chi aspira a un buon stipendio, con un lavoro in cui, ci si limita a soffiare fumo negli occhi, dove dare sempre colpa a chi c’era prima, dove nessuno paga per scelte sbagliate, dove si dovrebbe gestire l’economia per il bene di tutti e non di pochi, dove ci si permette l’impunita con leggi fatte a tutela di una casta.
    La guerra dei poveri aiuta sempre i pochi privilegiati che manipolano finanza, ed economia, per un guadagnato senza senso, senza fondo, e non spendibile nemmeno dopo generazioni. Molti danno lavoro, ma a che condizioni? Sarebbe preferibile essere ricordati per qualcosa di socialmente utile, piuttosto che per la superficialità di Narciso.

    • Erre Gi

      17 Luglio 2023 at 19:52

      Ancora non parlo contro Sig. Barazzotto, ma sì su “lavoro decente”. Pensavo oggi sulle condizioni di lavoro attuale che probabilmente sognano con le condizioni di una volta, quando il lavoro era un orgoglio per tutti, perché si guadagnava bene e le condizioni erano degne e soprattutto non c’eratanta vita sociale, la hita era il lavoro. Oggi invece vedo che il tempo è cambiato, le persone vogliono vivere, sanno che esiste una vita fuori lavoro, che ci sono tanti posti lavori da scegliere e che non si deve morire per e nel lavoro. Ma vedo che insieme a questa ampia varietà di posti lavoro si trova il totale sfruttamento con i turni totalmente variati, ossia un giorno fai mattino, l’altro pomeriggio, sera, notte e come si vive ? Ai pezzi… Non esiste una pianificazione dei turni che si pensi sulla qualità di vita degli addetti, si pensa ancora nei campagnoli che una volta vivevano per il lavoro. Quando si va a un colloquio si è richiesta massima disponibilità a lavorare nei diversi turni, weekend e festività. Ma principalmente i giovani non vogliono la vita di una volta, e hanno totale ragione, i tempi sono cambiati e le condizioni di lavoro lo devono essere pure. Oggi si pensa nella libertà, nella qualità di vita, nelle infinite possibilità. Ma purtroppo non è soltanto colpa dei pensieri antichi bensì le tasse e le condizioni ai titolari di aziende che devono risparmiare nei brevi contratti, nello spreco di mano d’opera sperta perché non ci possono sostenere. Perciò somo cresciute tante startup e lavori online e di applicazioni come queste fanno i rider, perché se lo stipendio è pari o più quello che si paga in giro, ancora esiste il proffito della libertà di scelta di lavorare o meno, avere il tempo libero. Cosa si aspetta delle autorità rispetto ai diritti sul lavoro? Alla fine dobbiamo scegliere noi cosa accettare o meno…

  2. Raquel Gutierrez

    17 Luglio 2023 at 17:56

    Io faccio il rider (in macchina) e posso dire che sono molto soddisfatta di farlo. Ho già lavorato da tanti altri mansioni e aziende e tutti ci sfruttano sia nella paga, sia nella tua qualità di vita mettendoci a disposizione totale dei turni pazzi che impazziscono nostro ciclo/ritmo circadiano e che ci tolgono la possibilità di avere una vita sociale degna. Invece facendo il rider ho la possibilità di lavorare quando e quanto voglio, fare le mie ferie quante e quando voglio durante qualsiasi periodo dell’anno. Non sono costretta a consegnare dove non mi piace, sia ristoranti oppure ai clienti scortesi. Almeno da Deliveroo ( da chi lavoro io), facciamo i corsi di formazione prima di entrare, corsi come HACCP e Sicurezza Stradale e che si deve superare un esame teorico online per essere assunto. A riguardo della pulizia degli zaini chi non segue quello che è insegnato, non è per mancanza di formazione dalla azienda bensi per mancanza di igiene personale del rider cosiddetto. Così come quando si va al ristorante e ci sono gli addetti che lavano bene le stoviglie e mantengono gli alimenti nella temperatura giusta per non aver contaminazione, esistono quelli che se ne fregano e fanno come gli pare e forse noi cliente non sappiamo nemmeno cosa stiamo mangiando. Mi dispiace che sulla social e sulla stampa si riproduca soltanto il lato di chi non fa il giusto, di chi non è soddisfatto, ma poco si parla di chi ha scelto questa mansione e la fa con piacere. Io sicuramente mi sono trovata benissimo da Deliveroo e cerco di essere onesta e corretta con la azienda, i ristoranti, con i clienti ed i colleghi. Purtroppo i sindacati solo peggiorano la vicenda, cercano di lottare per i diritti di contratti ingessati che tolgono il nostro maggiore gioiello: la libertà. Credo davvero che chi non è soddisfatto di fare questo lavoro, che si sente sfruttato, vada a cercare altri lavori da fare (ristorazione, negozi di abbigliamento e calzature, pulizia ecc )e vedrà sicuramente che non sarà meno sfruttato, ma sono lavori che le persone pensano essere “più degni”. Inoltre vorrei dire che sfortunatamente nel corso del mio lavoro ho sofferto un infortunio, sono caduta in scooter mentre andavo verso un ristorante e sono stata ricoverata e ho dovuto stare a casa per lunghi 6 mesi per recuperarmi e tutto questo periodo tutelata da Deliveroo e INAIL. Quindi i diritti ci sono, la libertà veramente esiste, la paga non è spettacolare ma ci sta per tutta la libertà che abbiamo. Alla fine vorrei dire che non mi piace fare polemiche ma mi sono sentita costretta a rispondere una delle tante accuse che si legge sui rider. Come in tutti i lavori ci sono i bravi e quelli trasgressori, ci sono quelli che scelgono il lavoro di rider e quelli che non vogliono farlo ma fanno lo stesso. Io faccio il lavoro di rider per la mia scelta, pago i contributi e le tasse, contribuisco con l’INPS, abbiamo la tutela dell’Inail in caso d’infortunio, non abbiamo bisogno di contratti che ci dicono quante ore al giorno lavorare nemmeno essere costretti a fare le consegne dove e a chi non ci piace. La cosa che forse chi legge le critiche sui rider non sanno è che quello che ci fa venire il mal di testa non sono la mancanza di diritti oppure la stanchezza, anche perché possiamo scegliere i mezzi da fare le consegne, e i ragazzi che fanno le consegne in bici elettriche (quasi tutti in bici nuove) hanno anche le condizioni economiche di comprare la macchina ma non lo fanno perché tanti non hanno la patente. Quello che ci fa impazzire è che quando facciamo le consegne tanti clienti sono scortesi, ci fanno salire sui piani dei palazzini essendo che nostro obbligo è soltanto portare davanti al numero civico, ci fanno aspettare davanti all’indirizzo tante volte sotto pioggia, senza a volte un ringraziamento con un semplice “grazie mille” oppure che sia una piccola mancia. In tanti ci ricevono col muso come se portassemo le bollette da pagare, oppure non scrivono il numero civico o il cognome sul citofono. Nostro tempo ci è prezioso. La mia intenzione non èd essere scortese con il sig. Barazzotto anzi vorrei ringraziare di scrivere su un lavoro che si parla tanto e pochi conoscono la realtà. Vi ringrazio l’attenzione e chissà ognuno di voi ci pensi su quando chiedono il cibo a casa oppure ricevono le sue spese su Amazon o semplicemente riceva la sua lettera. Pensate il quanto è importante valorizzare il lavoro di ogni persona, pensate cosa vi piacerebbe se foste nei nostri pani. La maggior parte di noi rider, almeno a Biella, siamo felici di fare questo lavoro, quello che che ci manca ancora è un po’ di umanità da qualche clienti. Ma sopratutto ci sono clienti carinissimi, che sono grandi esempi di gentilezza e di gratitudine. Buona lettura a tutti.

  3. Raquel Gutierrez

    17 Luglio 2023 at 19:01

    Ancora non parlo contro Sig. Barazzotto, ma sì su “lavoro decente”. Pensavo oggi sulle condizioni di lavoro attuale che probabilmente sognano con le condizioni di una volta, quando il lavoro era un orgoglio per tutti, perché si guadagnava bene e le condizioni erano degne e soprattutto non c’eratanta vita sociale, la hita era il lavoro. Oggi invece vedo che il tempo è cambiato, le persone vogliono vivere, sanno che esiste una vita fuori lavoro, che ci sono tanti posti lavori da scegliere e che non si deve morire per e nel lavoro. Ma vedo che insieme a questa ampia varietà di posti lavoro si trova il totale sfruttamento con i turni totalmente variati, ossia un giorno fai mattino, l’altro pomeriggio, sera, notte e come si vive ? Ai pezzi… Non esiste una pianificazione dei turni che si pensi sulla qualità di vita degli addetti, si pensa ancora nei campagnoli che una volta vivevano per il lavoro. Quando si va a un colloquio si è richiesta massima disponibilità a lavorare nei diversi turni, weekend e festività. Ma principalmente i giovani non vogliono la vita di una volta, e hanno totale ragione, i tempi sono cambiati e le condizioni di lavoro lo devono essere pure. Oggi si pensa nella libertà, nella qualità di vita, nelle infinite possibilità. Ma purtroppo non è soltanto colpa dei pensieri antichi bensì le tasse e le condizioni ai titolari di aziende che devono risparmiare nei brevi contratti, nello spreco di mano d’opera sperta perché non ci possono sostenere. Perciò somo cresciute tante startup e lavori online e di applicazioni come queste fanno i rider, perché se lo stipendio è pari o più quello che si paga in giro, ancora esiste il proffito della libertà di scelta di lavorare o meno, avere il tempo libero. Cosa si aspetta delle autorità rispetto ai diritti sul lavoro? Alla fine dobbiamo scegliere noi cosa accettare o meno…

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