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Questa è l’ultima chiamata

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Tanti soldi, poca sanità

Non basta una tappa del Giro d’Italia per risollevare l’umore di un Biellese afflitto dalla crisi del lavoro, che brucia le speranze di ripresa, e un territorio che si spopola.

A differenza di altri periodi critici, tuttavia, questo ha una peculiarità unica, data dai fondi europei, definiti tecnicamente “Next Generation EU”  che ammontano per l’Italia a circa 223,9 miliardi di euro, suddivisi in contributi a fondo perduto e in prestiti che vanno restituiti. Questi soldi hanno l’obiettivo di offrire una pronta ripresa al Paese, dopo mesi di sofferenza e recessione economica.

Come nella parabola dei talenti, sarà premiato lo Stato in grado di far fruttare maggiormente i fondi che verranno iniettati nelle vene di un’economia morente, che in particolare nel Biellese rischia di annientare il comparto tessile, aggravando la desertificazione sociale del territorio. Il futuro possibile (speriamo) Presidente del Consiglio distingue il debito buono dal debito cattivo.

E’ buono il debito che genera investimento, reddito, occupazione con un effetto moltiplicatore, è cattivo invece il debito che viene usato per fini improduttivi. Su questo principio si baserà la strategia sulle linee di intervento individuate dall’Europa: digitalizzazione, innovazione, transizione ecologica, salute, infrastrutture, istruzione e ricerca.

Come si potrebbe dirottare parte di questi fondi nel Biellese? Lavorando in sinergia tra mondo produttivo e rappresentanti politici. A livello imprenditoriale si chiede uno sforzo di lungimiranza per progettare un futuro rinnovato dall’ammodernamento produttivo e dall’investimento in ricerca e sviluppo, per creare nuovi sbocchi economici e soprattutto le capacità di unire le imprese e le nostre filiere.

A livello politico invece si deve chiedere al folto numero di rappresentanti il sostegno delle iniziative locali per proteggere un patrimonio industriale di grande valore, a cui garantire una prospettiva lunga e quasi unica a livello europeo.

Trasformare l’energia potenziale in cinetica, uscire dalla staticità per adattarci al continuo divenire rappresenta oggi davvero l’ultima chiamata per far sì che “ l’opera fumanti camini ostenta” non rimanga solo un lontano ricordo di un verso della poesia di Carducci.

Vittorio Barazzotto

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