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Quando ho riabbracciato il mio peloso in ospedale a Biella sono impazzito dalla felicità

Una storia bellissima

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«Quando ho rivisto Michele non mi sembrava vero, sono impazzito dalla felicità. Avevo anche pensato di firmare il foglio di dimissioni dall’ospedale, nonostante le mie condizioni fossero ancora gravi, pur di rivederlo».

É un fiume di parole Pietro Cautiero, 61enne originario di Napoli, ma residente a Biella dove è impiegato alle Poste, quando racconta del suo incontro nel nosocomio cittadino con il suo cane Michele. Il primo animale domestico ammesso all’interno dell’ospedale di Biella grazie al Progetto “HelloPet!” che permette ai pazienti ricoverati per un periodo superiore ai 15 giorni, pazienti pediatrici, anche per un tempo inferiore, e pazienti in fine vita, di ricevere la visita del proprio “peloso”.

«Se anche lui non è mio figlio, io sono comunque suo padre – spiega Pietro – non poterlo vedere mi stava facendo impazzire volevo andarmene dall’ospedale anche se ero ancora grave. Il 21 giugno ho avuto un aneurisma celebrare, ero al bar e sono crollato a terra. Non ricordo bene quei momenti, so che mi hanno subito soccorso e operato d’urgenza. Quando mi sono risvegliato però pensavo a Michele a come poteva stare. Io vivo da solo, ma mia sorella che abita a Napoli è venuta subito qui. Lui, quindi, stava bene ma è un cane che ha subito tante brutte cose nella sua vita un distacco così traumatico mi preoccupava”.

Ha preso Michele in un canile?
No. In realtà lui faceva parte di un branco, viveva in Campania.

E dalla Campania come è arrivato a Biella?
In realtà era proprio destino che venisse qui. Il 4 di agosto dell’anno scorso è morto il mio cane, un cocker di nome Kiwi, dopo averlo perso, ci soffro ancora molto anche adesso, mi ero ripromesso di non prenderne più. Poi per caso ho visto un annuncio su Facebook dell’associazione Oipa di Torre del Greco in cui cercavano casa per un cane tripode e cieco da un occhio. Ho subito chiamato per conoscerlo ma Margherita, una volontaria, mi ha detto che fortunatamente era già stato adottato, ma ha anche aggiunto che se volevo un altro “peloso” ne avevano tanti, tutti con storie difficili, e mi ha parlato di Michele. Lui viveva insieme ad un branco che veniva monitorato da alcuni volontari e una di loro, Valeria, aveva notato che le sue condizioni stavano peggiorando. Hanno così deciso di prenderlo e portarlo in un rifugio dove lo hanno sottoposto a diversi esami dai quali è emerso che era pieno di pallini, ne ha uno che si sente benissimo proprio dietro ad un orecchio basta accarezzarlo e si nota subito. Non vede più da un occhio e rischiava di perdere anche una zampina.

E così ha deciso di adottarlo?
Non subito. Inizialmente non ero convinto stavo ancora male per Kiwi, poi continuavo a pensare a lui e così dopo un mese ho telefonato. Michele era ancora in rifugio… dopo qualche giorno grazie ad una staffetta è arrivato a Carisio e da qual momento è entrato a far parte della mia vita e della mia famiglia.

E’ nato l’amore quindi ?
Assolutamente sì. Michele è un cane dolcissimo, nonostante i suoi trascorsi da “randagio” in casa non ha mai fatto nessun “disastro” anche mi sorella, che si è occupata di lui quando ero ricoverato, ha detto che è bravissimo.

Anche in ospedale è stato bravissimo?
Certo. Un incontro bellissimo ed emozionante che ha ridato energia ad entrambi. Non sapevo fosse possibile portare degli animali in ospedale è stato un infermiere a parlarmi di questo nuovo progetto. Io volevo addirittura uscire per andare da lui, ma lui mi ha spiegato che non era necessario, che Michele poteva venire a trovarmi. Questa bellissima idea è nata dopo che, alcuni anni fa, ad un malato terminale fu negato di salutare il suo cane per l’ultima volta. Una scelta dolorosa anche per il personale, ma dettata dalle restrizioni che una struttura ospedaliera richiede per tutelare i sui pazienti ma che ha lasciato un segno che ha reso possibile la creazione di un spazio ad hoc all’interno della struttura, separato dagli altri reparti, per permettere questi incontri speciali.

E’ stato facile l’iter per far accedere Michele?
Facilissimo. Ho semplicemente telefonato al mio veterinario che mi ha rilasciato un certificato, hanno verificato che avesse tutte le vaccinazioni di legge, e due giorni dopo il mio piccolino era con me. Esattamente un mese dopo essere stato ricoverato, giovedì 21 luglio, ho, quindi, potuto riabbracciare il mio cane e mi sono sentito di nuovo a casa. Un momento bellissimo di felicità pura che porterò sempre con me.
Maria Francesca Piemontese

 

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