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«Non perdonerò mai chi ha ucciso la mia Erika, mi auguro sconti tutti gli anni che gli hanno inflitto»

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BIELLA –  C’era anche Fabrizio Preti sabato pomeriggio in via Italia con gli uomini in scarpette rosse. C’era perché non passa giorno, dal quel maledetto 11 giugno del 2017, quando Dimitri Fricano uccise sua figlia Erika, che non ripensi a quanto accaduto in una vacanza in Sardegna che doveva finire in ben altro modo.

“Un banale litigio tra fidanzati culminato in una tragedia incomprensibile, nella quale ho perso mia figlia, nel fiore degli anni – racconta il papà della ragazza, all’epoca dei fatti ventottenne, residente a Pralungo, massacrata con 57 coltellate dal fidanzato -. Quanto e come successe, rende tutto ancora più drammatico e insopportabile”.

E così l’uomo, 56 anni, impiegato da una vita in Provincia, s’è unito al corteo degli attori della compagnia “Teatrando” per manifestare contro la violenza sulle donne.

“Una bellissima iniziativa – racconta al telefono -. Era stata il sindaco del mio paese a parlarmi di questa manifestazione. Ho subito pensato fosse giusto partecipare. Così mi sono unito. Anzi. Prima ho lasciato sfilare gli attori e poi mi sono aggregato, quando hanno raggiunto la zona del Comune di Biella. Mi sono anche avvicinato a Paolo Zanone, il direttore artistico del gruppo. Mi sono presentato e complimentato per l’idea. Mi ha rivolto parole gentili e intelligenti. Abbiamo fatto una bella cosa, insomma. Sono proprio contento di aver partecipato. Spero possa aiutare, tutti, a riflettere”.

Un sabato in centro diverso, all’insegna del no alla violenza contro le donne, con gli uomini protagonisti di un’iniziativa nazionale a cui tante piazze italiane hanno dato spazio e voce.

“Nel Biellese mi conoscono in tanti – aggiunge Preti -. Quasi tutti mi salutano, mi parlano, mi incoraggiano e altro ancora, quando mi incrociano in giro per lavoro o altro. A me fa piacere. Parlo sempre volentieri anche della mia Erika. Soprattutto in paese, dove è nata e cresciuta. Parlare di lei, in qualche modo, mi aiuta a tenere vivo il suo ricordo. Prima dell’emergenza sanitaria c’erano in pista diverse belle iniziative in sua memoria, ora sospese. Speriamo presto di tornare alla normalità e di poterle realizzare. Chi l’ha uccisa mi auguro sconti fino all’ultimo degli anni di carcere che gli sono stati inflitti. Vedremo cosa farà la Cassazione, nei prossimi mesi. Io non lo perdonerò mai. Lo trattavamo come un figlio. Troppo grande e terribile quello che ha fatto alla mia Erika. Per un litigio, una cosa da niente… Non doveva farle del male. Non doveva ucciderla”.

Paolo La Bua

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