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Meno male che a Londra non c’è Simonetti…

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Gentile Direttore,
ho letto ieri l’articolo “Basta professori del Sud” e mi sembra che sia cruciale controbattere alle questioni sollevate da Simonetti. Premetto che non ho trovato l’interrogazione parlamentare su openpolis – quindi non so esattamente cosa abbia proposto nel dettaglio (se lo ha gia’ fatto).
Gentile Direttore,
ho letto ieri l’articolo “Basta professori del Sud” e mi sembra che sia cruciale controbattere alle questioni sollevate da Simonetti. Premetto che non ho trovato l’interrogazione parlamentare su openpolis – quindi non so esattamente cosa abbia proposto nel dettaglio (se lo ha gia’ fatto).
E’ da 10 anni che lavoro nel Regno Unito, in varie universita’. Se applicassimo la stessa logica proposta da Simonetti, non avrei mai lavorato a Sheffield, Milton Keynes o Londra; qui (nel Regno Unito) nessuno si sogna di considerare di limitare la selezione del personale a persone “provenienti” da una specifica regione (per nessun lavoro).
In questo momento, su 16 persone nel mio gruppo (informatica), solo 4 sono Britannici alla nascita. Gli altri sono stati selezionati fra i migliori candidati, senza vedere dove siano nati.
Il settore pubblico e’ stato considerato per decenni dai partiti il posto dove sistemare i propri elettori, grandi e piccoli. Ma il ruolo del settore pubblico e’ invece quello di produrre dei servizi – per cui sono necessarie, semplicemente, le persone migliori. Questo senza trascurare il fatto che l’Unione Europea ha comunque delle regole sui requisiti per l’immigrazione.
Logisticamente, poi, come riserviamo dei posti di lavoro ai Piemontesi? E’ Piemontese uno che vive in Piemonte? Da quanto? Qualcuno che e’ nato in Piemonte? Che ha studiato in Piemonte? E se ha fatto l’universita’ in Toscana? 
Tra parentesi: noi stiamo cercando 6 professori in Informatica ed un tecnico (http://jobs.uel.ac.uk/vacancies.aspx?cat=178) – e non e’ necessario essere nati a Londra. Cordiali saluti.
Andres Baravalle

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