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Ma è nato prima l’uovo o la biciletta?

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Ha un sapore surreale che l’assessore più ciclista che c’è usi lo stesso caschetto per scorrazzare su due ruote spedalando la città per, contemporaneamente, inaugurare cantieri di risulta della precedente amministrazione e per dismettere con urgenza post-elettorale le piste ciclabili. Ma si sa che ogni promessa è debito, anche quando si tratta di rinunciare al credito: a quello regionale in forma di contributi “nell’ambito del bando percorsi ciclabili sicuri”. Sta tutto vergato in forma di comunicato sul sito web cittadino. A suo modo di rivedere, sta “rivedendo l’impianto della mobilità sostenibile” cancellando la sostenibilità, e non migliorandola, perché “a Biella ad oggi non vediamo un numero di ciclisti sufficiente a ipotizzare la necessità di una rete così estesa di piste ciclabili”. Un concetto tristemente esilarante, se mi si perdona l’ossimoro, che mi suscita il pensiero di uova e galline: è nato prima l’uovo o la bicicletta? Ora, che l’intervento sulle piste ciclabili della precedente amministrazione non fosse stato geniale lo possiamo ampiamente discutere, e magari anche condividere.

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Bastava digitare su Google “piste ciclabili” per trovare 2.890.000 risultati da cui prendere qualche spunto. Invece, nella città dell’eroica impresa di Pantani sulla strada per Oropa, si scarica la colpa del mancato uso delle due ruote a pedali sul fatto che “le strade sono in leggera salita”. Cancellando d’un colpo l’ipotesi di biciclette con un ormai infinito numero di rapporti e la diffusione della pedalata assistita. Tra i risultati della ricerca avrebbe potuto con facilità incontrare la dichiarazione del responsabile nazionale di Legambiente che recita: “gli utenti delle bici sono in calo non perché non c’è una domanda di nuova mobilità, ma perché le infrastrutture sono fatte male”. Per dire: pure San Francisco, città simbolo del su e giù collinare, ha un’invidiabile rete di piste ciclabili.

Per dire: pure io, possessore di bicicletta, ne farei maggior uso non rischiassi la vita a ogni incrocio. Per dire: dal sito del capoluogo piemontese si auspica di passare dal 3% al 15% degli spostamenti in bici entro i prossimi dieci anni. Per dire: che senza programmazione, comunicazione e coinvolgimento dei cittadini non si va da nessuna parte, né in auto né in bici. E neppure a piedi: l’immobilità non è sostenibile.

Lele Ghisio

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