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L’ospedale merita più rispetto

Il commento di Vittorio Barazzotto

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BIELLA – Il virus dell’abbandono ha colpito il Biellese da tempo, con un decorso lento e inesorabile. Dopo il clamore della mancata richiesta dei fondi per la riqualificazione urbana, smorzato dall’assenza di critiche da parte delle principali istituzioni economiche locali, anche sulla gestione dell’ospedale si riscontrano gli effetti di un disinteresse generale da parte della politica.

L’ospedale cittadino conta più di 1800 dipendenti, tra dirigenti medici e comparto, rappresenta la più grande azienda locale e vanta una sede nuova ed efficiente, se paragonata alla maggior parte delle strutture sanitarie delle altre province. Queste potenzialità non sembrano valutate dalla Regione Piemonte che, anzi, ha imposto al nuovo direttore generale un taglio di 4 milioni di euro sui costi generali.

Eppure la Regione, anche grazie alla nutrita rappresentanza biellese in ruoli strategici, dovrebbe sapere che le carenze di personale sanitario nel nostro ospedale stanno diventando croniche. Si fatica a gestire l’attività ordinaria e i concorsi per i primariati, in particolare quello di cardiologia, subiscono ritardi inspiegabili e danneggiano la funzionalità dei reparti. In più pare che altri primari siano in partenza. Suscitiamo poco interesse ai giovani medici che nel Biellese non vedono prospettive per il futuro.

Manca personale, mancano anestesisti e manca soprattutto la volontà di dare un impulso deciso, chiaro al nostro nosocomio e a tutti i cittadini, creando le condizioni per un processo di coinvolgimento generale, con obiettivi definiti e con progetti di umanizzazione e di rigenerazione per motivare il personale.

Dobbiamo questo sforzo a chi ha fortemente voluto l’ospedale, affinché fornisse un servizio di qualità a tutto il Piemonte. Non si può pensare di affidarsi solo allo spirito di abnegazione dei medici, degli infermieri, degli ausiliari. Urge che la politica torinese si accorga di Biella (e che i sindaci della provincia provino a farsi sentire) non solo per litigare quando si nomina un direttore generale, ma se ne occupi con la cura e l’attenzione di cui necessitano i bisogni fondamentali dei cittadini.

Vittorio Barazzotto

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