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«I miei nonni lavoravano nelle miniere d’oro»

Storia di Vita: Ugo De Tommasi, 79 anni, è conosciuto a Cossato per il suo impegno nel sociale, dalla costituzione della Pro loco al ruolo di assessore

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COSSATO – Ugo De Tommasi, 79 anni, conosciuto in città per il suo impegno sociale, dapprima nella Pro Loco e in seguito nell’amministrazione comunale, racconta la sua esperienza.

«Sono nato a Cossato, ma la mia storia ha fatto strada nel mondo. Sono figlio di migranti andati negli Stati Uniti – spiega -. Mio papà Renzo era originario di Rimini e mia mamma Maria, detta Mary, è nata a San Francisco, ma era di Ivrea. E sono 100 anni che mia nonna Domenica è mancata per aver contratto la spagnola, che sarebbe l’influenza covid di oggi».

Quattro anni fa, Ugo ha fatto un viaggio del ricordo, in compagnia del figlio Claudio, in America, sino al paese in cui vissero i nonni.
«Siamo stati al cimitero italiano di San Francisco, in cui si trovano i nostri cari e in cui è presente un milione di tombe.
Il mio bisnonno era migrato ad Amador city, in cui c’erano le famose miniere di oro. Oggi è una località turistica; i giacimenti sono chiusi. C’è però un museo in cui ci sono anche le foto dei miei avi, la foto di classe di zia Libera Gallo, detta Lilli, che era la sorella di mia nonna. Siamo nel 1915/16.
La famiglia dei Gallo è originaria di Traversella, nel Canavese.
La mamma era poi tornata in Italia, ad Ivrea, e lì aveva incontrato papà, che prestava servizio militare negli alpini.
Io sono nato alla borgata Paschetto di Cossato, paese in cui ho frequentato le scuole con la maestra Piera Lavino, detta Dina. Ho iniziato lavorando nel tessile e poi sono diventato agente immobiliare».

Ugo ricorda di essere stato presidente della Cna e di aver realizzato l’area artigianale di via per Castelletto Cervo.
«Una delle poche ben riuscite in Piemonte – precisa -. In città, sono stato assessore nelle amministrazioni di Elio Panozzo, Sergio Scaramal ed Ermanno Bianchetto Buccia.

L’esperienza che ricordo con più soddisfazione riguarda l’ultimo periodo, perché avevamo fatto tante opere pubbliche, dal Movicentro alla casa di riposo “Maria Grazia” condivisa con l’amministrazione di Lessona, alla realizzazione di diverse rotonde per una migliore viabilità, al rifacimento del ponte di via XXV aprile e avevamo completato la ristrutturazione di Villa Ranzoni.

L’unico rammarico che mi è rimasto, perché non è stata realizzata, riguarda la passerella pedonale e ciclabile che avrebbe collegato l’area del mercato coperto con il campo sportivo del Paschetto. Progetto che era già nel piano regolatore. Questo mi è rimasto sul gozzo».
Ci sono stati anche trent’anni di Pro loco, costituita con Ettore Quazza e altri.

«Sono stato fra i soci fondatori. L’atto notarile era stato compilato dal notaio Secondina Sola. Era il periodo dell’amministrazione di Panozzo. Avevamo ristrutturato il forno del 1700 alla frazione Margherita, con i finanziamenti della Fondazione Cassa di risparmio e del Comune con Scaramal, pari a circa 11 mila euro. Ricordo che alla “Festa del pane”, il conte Ludovico Fecia, mancato di recente, ci lasciava visitare il giardino. Organizzavamo anche il carnevale, la castagnata fuori dal cimitero nel giorno dei defunti e la manifestazione sportiva “StraCossato”.

È un dispiacere sapere che oggi non ci sia più nessuno che voglia farsi carico degli impegni della Pro loco e che rischi la chiusura.
Anche ai nostri tempi si lavorava, ma se si vuole, il tempo per fare volontariato si trova.

Ho ricordo di me ed Ettore, a mezzanotte, a lavare le pentole utilizzate per la festa del carnevale, con la soddisfazione di aver organizzato una manifestazione ben riuscita. Con il ricavato, avevamo donato all’ospedale gli arredi necessari per allestire una stanza. Circa 2.500 euro. Poteva essere il 2010. Sono stati anni buoni, piacevoli. Ho sempre sentito il dovere di fare qualcosa per la comunità; anche mio fratello Adriano è volontario in Croce rossa da trent’anni».

 

Anna Arietti

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