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I bar: «Prima le spese per la sicurezza e ora ci fanno chiudere. E’ una follia»

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Locali vuoti, proprietari delusi e serrande abbassate, questo è il triste scenario che si osserva tra le vie del centro. Le restrizioni del nuovo Dpcm indetto dal premier Conte mettono in ginocchio i commercianti biellesi: chiusura obbligatoria alle ore 18 anche nei giorni festivi e riduzione del numero di clienti pari a quattro persone per tavolo, salvo che siano tutti conviventi.

Un duro colpo che si somma alle perdite dovute al precedente lockdown, i proprietari di bar e ristoranti reclamano di essere salvaguardati dal governo: «Che si mettano una mano sul cuore, stanno danneggiando noi commercianti senza darci alcun tipo di aiuto, stiamo ancora aspettando i sussidi promessi; se ci fermi ci devi supportare – dichiara Simona Zapparoli proprietaria dello storico bar pasticceria Ferrua e aggiunge – Ci siamo impegnati attuando tutte le misure precauzionali del caso, siamo disposti ad effettuare controlli più rigidi, ma poi vai al supermercato ed è lì che ci sono i peggiori assembramenti, per non parlare dei mezzi di trasporto pubblico. Noi tutti abbiamo l’interesse che la curva scenda e che la situazione si concluda nel migliore dei modi, ma avremmo preferito altre soluzioni».

Le parole dei commercianti sono intrise di amarezza e delusione, Giuseppina Cortese proprietaria del giovane bar Monrêve Café con gli occhi lucidi afferma: «È un decreto sbagliato, io personalmente non mi aspettavo una nuova chiusura visto e considerato gli investimenti che abbiamo fatto a nostre spese per sanificare ed attuare le dovute misure precauzionali. Quello che provo da commerciante è una tristezza infinita, siamo tutti distrutti, ho pianto perché ho dovuto lasciare a casa dei dipendenti, ma purtroppo non ho avuto altra scelta, la clientela scarseggia giorno per giorno perché si è diffusa la paura tra la gente».

Rita Ramella Pollone del Caffè Galleria si chiede invece «Perché a pranzo i clienti possono venire da noi mentre a cena no? Cosa cambia dopo le 18 di sera? Ad oggi la situazione è pesante, ci stanno impoverendo, viviamo con il magone perché il domani è incerto e ci aspettiamo il peggio. Il lavoro è calato drasticamente infatti io non faccio più ordini. Oltre al covid si sta diffondendo una malattia economica rovinante».

Gabriella Minato proprietaria del bar Torrefazione Graglia è dell’idea che non è facile dare sentenze ma l’oggettività dei fatti è che queste ultime restrizioni indette per bar e ristoranti non servono alla collettività: «Dopo quarant’anni di attività mai mi sarei aspettata di arrivare ad un punto così tragico, mi auguro che tutto finisca il più presto possibile».

Per queste ragioni la maggior parte dei commercianti biellesi domenica 1 novembre si unirà a gran voce alla manifestazione di protesta pacifica contro le nuove direttive ministeriali, che si svolgerà a Biella in piazza Vittorio Veneto. «La domenica generalmente si lavora ma ci uniremo pacificamente per il rispetto della nostra professione e di coloro che come noi stanno vivendo questo periodo di difficoltà. Mi sarei unita alla manifestazione indipendentemente dal mio essere parte in causa, stiamo rivendicando la libertà di poter lavorare».
Un appello che risuona a gran voce da tutto il mondo del commercio e che fa riflettere sulle ultime tristi novità.

Sara Curatolo

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