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Green Pass “ridotto” e mascherine al chiuso: cosa cambia dal 31 marzo

Lo stato di emergenza in scadenza il 31 marzo prossimo non sarà prorogato

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Green Pass “ridotto” e mascherine al chiuso: cosa cambia dal 31 marzo

Nel governo si profila lo scontro tra oltranzisti, che vorrebbero eliminarlo da subito, e attendisti, che preferirebbero rinviare ancora di qualche mese l’abolizione del pass. Le prossime tappe verso la normalità: mascherine obbligatorie ancora a lungo in molte situazioni

 

Lo stato di emergenza in scadenza il 31 marzo prossimo non sarà prorogato, ma il ministro della Salute Roberto Speranza predica cautela e consiglia di non smantellare tutto l’impianto di regole e restrizioni a partire da una data puntuale. Anzi, “con 60 mila casi al giorno, è un errore” e quindi sì, ancora per un po’, alle mascherine al chiuso, al Green Pass e forse anche alla quarta dose in autunno. Speranza è capofila dell’ala più prudente del governo. Un messaggio, probabilmente, anche ad alcuni pezzi di maggioranza che da settimane scalpitano per una de-escalation delle misure. Dentro al governo si profila all’orizzonte un dibattito acceso tra oltranzisti, che vorrebbero eliminarlo da subito, e attendisti, che preferirebbero rinviare ancora di qualche mese l’abolizione del pass. La fine dello stato di emergenza non implica la fine contestuale del Green Pass.

Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, ritiene che il Green Pass non vada abolito dal primo aprile. Domenica ha ribadito che “il Green Pass è stato uno strumento utilissimo. Dal primo aprile penso che si possa iniziare a ridurlo, ma non si può eliminare definitivamente fino a quando non ci sarà una vittoria completa e totale sul coronavirus. Dobbiamo continuare a riaprire togliendo una parte di restrizioni, facendolo però con saggezza evitando una nuova impennata di contagi”.  Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ha spiegato: “Penso che il Super Green pass vada rimodulato e abolito nel tempo, ma siamo in un periodo di transizione prima vanno riviste le regole nelle scuole, quelle per le mascherine al chiuso, gli isolamenti per i positivi asintomatici, bisogna procedere per gradi fino alla rimodulazione del Green Pass”. Insomma, una cancellazione graduale.

Green Pass e mascherine: cosa cambierà ad aprile

Difficile pensare però che dal 1º aprile in avanti servirà il certificato verde per tutte le attività per le quali è richiesto oggi. L’Italia sarebbe un unicum a livello europeo. E’ più che probabile il ritorno al solo tampone per alcune attività per le quali ora vige l’obbligo della certificazione verde rafforzata. Ma anche la cancellazione di qualsiasi certificato per le attività all’aperto, e per non frenare la ripartenza del turismo, non è esclusa, consentendo a italiani e stranieri privi di Green Pass di programmare le vacanze anche a Pasqua, non solo in vista dell’estate. In qualche modo (impossibile sapere oggi i dettagli) bar e ristoranti, siti culturali e spettacoli, piscine e attività sportive all’aperto potrebbero tornare agibili anche ai non vaccinati già da aprile. Le opzioni non sono molte a conti fatti: o abolizione oppure “solo” Green Pass base, con tampone. Cinema, teatri, palestre, dovranno invece attendere, resteranno aperti solo a chi ha il Super Green Pass. Ipotesi, nessuna ufficialità. Ma il certificato verde ha i mesi contati. Forse le settimane.

E’ molto probabile che non servirà più alcun certificato verde già ad aprile per shopping, banche e uffici postali. E forse anche per i clienti di parrucchieri, barbieri, estetisti e tutti i centri di servizi alla persona. Quasi sicuramente il Green pass, super o base, resterà invece fino all’estate nei trasporti, almeno quelli a lunga percorrenza (aerei, bus, traghetti). Se il Green Pass, anche per le pressioni in seno all’esecutivo, andrà incontro a modifiche, se marginali o sostanziali resta da vedere, sembra che non ci sia la stessa fretta di superare le mascherine al chiuso. Che resteranno obbligatorie ancora a lungo. Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, va ribadendo che “negli ambienti chiusi l’uso delle mascherine è rilevantissimo”. E oggi alla Stampa dice: “Nessuno può sapere se e quando uscirà una nuova variante. Sta emergendo in alcuni Paesi Omicron 2, per esempio, più contagiosa ancora e non si sa quanto patogenica. A varianti ferme dovremmo vivere tranquillamente fino all’autunno, ma l ‘equilibrio è precarissimo”.

Le decisioni sul destino del certificato verde saranno assunte dopo il consueto iter preparatorio tra cabina di regia e Consiglio dei ministri, non ancora convocati. Ma l’orientamento del governo è stabilire tappe graduali. Il cronoprogramma dovrebbe essere varato prima del 31 marzo. Ma sarà fondamentalmente una decisione politica. Il Green Pass nasce come strumento per evitare ulteriori oneri di prevenzione e precauzione, uno strumento di libero movimento, basato su certificati di natura sanitaria, ma è stato nel corso dei mesi piegato in Italia più che altrove come strumento, di matrice politica, per una esplicità premialità per chi si vaccina (ancor di piu da quando per molte situazioni non basta più il tampone negativo).  E’ diventato in pratica una scelta politica al posto dell’obbligo vaccinale. In molti Paesi non è mai stato introdotto, oppure è stato già abolito o succederà a breve.

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