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Da Kabul alla libertà: “Qui posso studiare e prenderò la patente”

Fariba Ansari ha dovuto abbandonare tutto con il ritorno dei talebani. Oggi vive nel Biellese

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da Kabul alla libertà

Due eventi in uno. Al Cerino Zegna ha avuto luogo un ’iniziativa particolarmente significativa, caratterizzata da due momenti distinti ma connessi. Da un lato, si è tenuta la prima riunione del Consiglio comunale delle ragazze e dei ragazzi successiva al loro insediamento.

Parallelamente, al piano terreno, è stata organizzata una conferenza stampa dedicata alla presentazione dei traguardi raggiunti dal progetto “Sai” a Valdilana dal 2017 ad oggi, i cui dettagli verranno pubblicati sul sito comunale.

Da Kabul alla libertà, la storia di Fariba Ansari

Un momento di grande ispirazione è stato quando i giovani consiglieri, sotto la guida del loro sindaco, Khadija, hanno aperto ufficialmente la mostra “Strade parallele” della street artist Shamsia Hassani.

Questo evento è stato reso possibile grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e dell’associazione “Voci di donne”, che hanno arricchito il territorio con un contributo di inestimabile valore.

«L’inaugurazione della mostra è stata un momento carico di emozione, specialmente quando la giovane Fariba ha condiviso la sua toccante esperienza di esilio seguito all’avvento dei talebani in Afghanistan. Un ringraziamento speciale va a tutti i partecipanti che hanno condiviso con noi queste emozioni intense, testimoniando l’importanza di eventi che uniscono cultura, arte e storie di vita in contesti di significativa rilevanza sociale», spiega in una nota l’amministrazione.

E infatti è stata significativa e commovente la testimonianza di Fariba Ansari, ospitata con la sua famiglia a Valdilana, con il progetto Sai.

“Ero iscritta all’università, abbiamo abbandonato tutto quando sono tornati i talebani”

«Ho 24 anni e sono di etnia Hazara. Vengo da Kabul. Vivevo una vita normale con i miei genitori e i miei fratelli. Ero iscritta all’università in scienze ostetriche. Il mio sogno era quello di lavorare in un ospedale. Mi sentivo una ragazza moderna, potevo studiare. Indossavo il velo in testa, ma i miei capelli si vedevano. Mi sentivo felice e normale. I miei genitori avevano comprato una casa a Kabul, ma il salotto lo abbiamo usato solo una volta per una festa. Quando le truppe Usa hanno lasciato l’Afghanistan, i talebani hanno marciato su Kabul. La nostra etnia è perseguitata dai talebani e così abbiamo deciso di abbandonare tutto quello che avevamo, il paese dove siamo vissuti e che amavamo».
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“Sono fortunata: ora posso leggere, studiare, cantare ad alta voce”

Sono stati anni drammatici: «Era l’agosto del 2021, siamo saliti sull’aereo con altre persone non sapendo neppure dove saremmo andati. Eravamo dei rifugiati e abbiamo ricevuto asilo in Italia, prima in un centro di accoglienza e poi qui, a Valdilana».
E proprio in paese è iniziata la rinascita: «Ho incominciato a frequentare la terza media con mio fratello e prenderò la patente, che è molto importante. Le donne in Afghanistan non possono guidare, spostarsi da sole. Speriamo di avere un lavoro per essere autonomi. Sono Fariba, una donna Hazara vivevo in un luogo bello, ma i talebani distruggono i pensieri, le tradizioni, la cultura, l’arte, il sapere. È tutto una tortura. Le donne devono essere sottomesse, non possono studiare, avere libertà. Sono stata fortunata: vivo in un paese democratico. Posso leggere, studiare, cantare a voce alta».

Da Kabul alla libertà, ma la nostalgia è tanta: “Ogni tanto il mio cuore torna là, dove c’è la mia casa”

Fariba non dimentica la sua terra: «Ogni tanto il mio cuore torna là dove c’è la mia casa, le mie amicizie. Sono una ragazza normale, che sognava una vita serena. Ma nel mio paese è impossibile perché sono una donna Hazara».

Nella mostra, che rimarrà aperta sino al 7 aprile, sono esposte anche immagini delle opere portate da Fariba della scuola d’arte a Kabul, che è stata chiusa dai talebani.

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1 Commento

1 Commento

  1. Ardmando

    8 Aprile 2024 at 8:28

    Verrà il giorno in cui la piaga dei talebani verrà estirpata dal Mondo definitivamente e Fariba, se lo vorrà, potrà rivedere la sua casa.

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