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Case popolari di Chiavazza: il Comune chiede aiuto alla Regione

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Il Comune di Biella ha chiesto aiuto anche alla Regione per sbloccare senza ulteriori intoppi la situazione delle sei palazzine di edilizia popolare di Chiavazza. In un incontro con l’assessore regionale alla casa, Augusto Ferrari, sono arrivate garanzie sul fatto che non ci saranno rallentamenti nelle pratiche dopo l’accorpamento delle sedi dell’Atc, l’Agenzia Territoriale Casa che gestisce le case popolari, con il relativo stop a quella di Biella previsto a breve.

Il Comune di Biella ha chiesto aiuto anche alla Regione per sbloccare senza ulteriori intoppi la situazione delle sei palazzine di edilizia popolare di Chiavazza. In un incontro con l’assessore regionale alla casa, Augusto Ferrari, sono arrivate garanzie sul fatto che non ci saranno rallentamenti nelle pratiche dopo l’accorpamento delle sedi dell’Atc, l’Agenzia Territoriale Casa che gestisce le case popolari, con il relativo stop a quella di Biella previsto a breve.

Tra le conseguenze, la decadenza di consiglio di amministrazione, presidente e direttore della sede biellese «e il rischio – sottolinea l’assessore Francesca Salivotti, che ha partecipato all’incontro insieme ai vertici biellesi dell’Atc è di non sapere più a che funzionario sottoporre qualsiasi pratica, dalla firma delle convenzioni con gli assegnatari degli alloggi fino alla convoca delle commissioni interne come quella che sovrintende ai cambi di alloggio».

Augusto Ferrari ha rassicurato sul fatto che saranno trovate soluzioni, anche transitorie, alla mancanza di un direttore in attesa della nomina di quello di quadrante per le province del Piemonte Orientale. Inoltre l’assessore regionale ha garantito che non saranno chiusi gli sportelli al pubblico in provincia di Biella.

Una delle situazioni che più preoccupano riguarda le palazzine dell’ex cotonificio Bracco a Chiavazza, in attesa degli ultimi lavori e delle ultime pratiche per essere finalmente consegnate: gli appartamenti sono pressoché finiti da settimane, fatti salvi gli allacciamenti alla rete elettrica e i collaudi di alcuni impianti, oltre che la parte più burocratica relativa alla documentazione con gli assegnatari, già individuati e in attesa da tempo di essere convocati per ricevere le chiavi della loro nuova casa. Nei giorni scorsi Francesca Salivotti e Valeria Varnero avevano convocato, insieme all’Atc, le famiglie assegnatarie per un incontro in Comune, a cui la maggior parte aveva deciso di partecipare. «L’obiettivo – spiega Varnero – era fare il punto della situazione con loro, che sono in attesa di poter entrare negli alloggi nuovi e non sanno ancora con certezza quando questo potrà accadere».  «Di certo hanno saputo – aggiunge Francesca Salivotti – che il Comune ha intenzione di fare il possibile perché questo accada presto».

Il complesso dell’ex cotonificio Bracco è composto da sei palazzine con 12 alloggi ciascuna, per un totale di 72 appartamenti, realizzati pensando al risparmio energetico. L’impianto di riscaldamento alimentato a cippato è centralizzato, ma ogni alloggio è termoautonomo, nel senso che i termosifoni possono essere regolati o addirittura spenti a discrezione di chi ci vive. Le loro dimensioni sono ridotte, dai 48 ai 54 metri quadrati. «Sono adatti per piccoli nuclei familiari – sottolinea Francesca Salivotti – da due a tre persone. I sei alloggi al piano terra sono riservati ai disabili».

Le assegnazioni sono state fatte per il 50 per cento in base al bando generale Atc e per il 50 per cento, su richiesta del Comune, sul bando della cosiddetta emergenza abitativa. «In quest’ultima – spiega Salivotti  – rientrano anche casi di povertà emergenti, come famiglie di persone che hanno perso improvvisamente il lavoro».

Solo tre alloggi non sono stati per ora assegnati. In graduatoria non c’erano famiglie poco numerose con disabili per i quali fosse adatto un appartamento di piccole dimensioni. La maggioranza degli assegnatari è formata da giovani coppie con bambini. «Anche per questo – dice Francesca Salivotti – stiamo pensando a creare una comunità, coinvolgendo associazioni che organizzino doposcuola o attività per i giovani».

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