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La memoria della bicicletta

BIELLA – La memoria, già. Che a livello di comunità la memoria si manifesti spesso come un problema della dimenticanza coatta, imposta dal ritmo degli eventi e da come vengono pubblicamente rap-presentati, è ormai evidente a chiunque abbia ancora la buona volontà di tenere gli occhi ben aperti mentre il flusso dell’informazione gli scorre davanti. Più o meno utile, più o meno inutile, che tanto è uguale: l’importante è che l’informazione esista e resista come flusso ininterrotto di cose da dire a qualunque costo e, ora, anche di cose da vedere a qualunque costo.
Un delirio dei sensi, almeno due, che ci fa riflettere su come il problema di memoria sia, spesso, direttamente relazionato con la faccia tosta. Una consapevolezza che suscita la nascita di un nuovo sesto senso: il disgusto. La faccia tosta è quella di chi abusa sovente di questi collettivi vuoti di memoria e di senso che gli vengono messi a disposizione con ingenua credulità, un meccanismo che ha a che fare con la fiducia mal riposta. Generalmente in politici spregiudicati e organi d’informazione parecchio stonati, dimentichi pure loro nel migliore dei casi.
Perché cambiare idea va bene, ma prenderci in giro – e sapete bene che questo non è altro che un insensato eufemismo – no che non va bene: mai un autodafé che in qualche modo lo giustifichi e lo renda almeno tollerabile. Non dico di cospargersi il capo di cenere, ma non bronzarsi la faccia sarebbe il minimo sindacale, tanto per metaforizzare un altro po’.
Leggo in più di una forma, perché ormai la notizia si traveste con preoccupante frequenza da spamming invasivo sotto le mai smentite spoglie di comunicato stampa istituzionale replicato ovunque e uguale a se stesso, del ritorno a Biella del Giro d’Italia e di tutte le allegorie che ciò comporta. Ma ci leggo qualcosa di comunque curioso, per chi avesse mantenuto quella memoria a cui accennavamo. A prima vista potrebbe apparire come una storia d’ordinaria schizofrenia, invece sa più di bieco opportunismo.
Leggo di un webinar dell’Istituto d’istruzione superiore Eugenio Bona, a cui hanno partecipato ben due assessori cittadini, di cui uno era proprio l’assessore alla bicicletta, civile e sportiva per delega, convocati in presenza per illustrare a distanza (paradossi del contemporaneo, quasi una performance) l’impatto turistico di un evento come il Giro d’Italia. Il virgolettato d’ordinanza, spammato direttamente dagli uffici stampa comunali, recita così la dichiarazione della coppia assessorile: «Anche sul nostro territorio si sta facendo molto per il mondo degli amanti della bicicletta, infatti la necessità sempre crescente di puntare sul turismo ecologico e sostenibile, e la volontà di richiamare visitatori soprattutto esteri, che prediligono lo spostamento tramite mezzi alternativi, sta spingendo a livello regionale la creazione di norme dedicate al bike sharing. Le strutture alberghiere si stanno organizzando con locali dedicati alla manutenzione e alla custodia delle biciclette o all’affitto di mezzi, in modo da offrire un servizio specifico a chi lo richiede».
Bene, peccato che l’assessore alla bicicletta sia lo stesso che, tutto giocondo, si faceva fotografare mentre demoliva le piste ciclabili in città. Che sia lo stesso che l’8 marzo 2018 depositò all’ufficio protocollo un’interrogazione, da consigliere comunale di minoranza, in cui chiedeva che il Comune di Biella sospendesse ogni finanziamento destinato alla costruzione di nuove piste ciclabili, considerati i pessimi dati di utilizzo. Che sia lo stesso che richiedeva di smantellare le postazioni di bike sharing e “chiudere così questo inutile sperpero di risorse”. Mentre ora “spinge a livello regionale” la creazione di norme dedicate a cosa? Al bike sharing.
Se non è schizofrenia politico-amministrativa questa… Non è finita. Il sito web comunale in data 17 aprile 2019, quando l’ex consigliere comunale era già assessore alla bicicletta, rendicontando una seduta di Giunta, riporta la dichiarazione di un suo collega: «Abbiamo rivisto l’impianto della mobilità sostenibile cittadina, per mantenere fede a una promessa elettorale e perché a Biella a oggi non vediamo un numero di ciclisti sufficiente a ipotizzare la necessità di una rete così estesa di piste ciclabili. Restiamo fermamente convinti che questa non sia una priorità per la città, vista l’utenza risicata». Mentre lo stesso sito comunale, il 4 febbraio di quest’anno ormai in odor di Giro d’Italia, spernacchia con un grassettato: “Biella è terra di ciclismo”.
Buoni eventi collaterali a tutti, del Giro d’Italia che “rilancia” il turismo in città ne parliamo un’altra volta.
Lele Ghisio
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