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La salamella del partigiano

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Dunque torna per la settima volta a Biella il mercato europeo, kermesse gastronomica in cui sapori ed odori di cibo trasformano il cuore verde della città in un eccitante suk.

Dunque torna per la settima volta a Biella il mercato europeo, kermesse gastronomica in cui sapori ed odori di cibo trasformano il cuore verde della città in un eccitante suk.

L’ha annunciato su feisbuc il 3 marzo scorso l’assessore ai commerci cittadini La Malfa, suscitando un profluvio di consensi ma anche il timore che chi scrive e il direttore di questo giornale riprendano “le loro filippiche” contro la manifestazione che fa della città una gigantesca friggitoria a cielo aperto. 

Niente di più lontano, almeno per quel che mi riguarda, dalle intenzioni del presente e anche da quelle del passato quando ho cercato di cogliere gli aspetti pittoreschi dell’evento, magari con un po’ di ironia che rappresenta sale e pepe della narrazione.

Settima edizione, dicevamo.  Le prime cinque ad inizio giugno, a partire dal 2009 quando l’esordio con il botto venne fatto coincidere (5, 6 e 7 giugno) con le elezioni amministrative che videro l’allora sindaco, Vittorio Barazzotto, principale sponsor della manifestazione, perdere la carica, unico nella storia cittadina, al primo turno e senza ballottaggio in favore del rivale Dino Gentile. 

E’ stato quest’ultimo, l’anno scorso allo spirare del proprio mandato, ad anticipare di oltre un mese, a fine aprile, il festival europeo della frittura: si votava il 25 maggio, e per quel giorno era già programmato l’arrivo ad Oropa della tappa del Giro d’Italia, apoteosi di una campagna elettorale di cui il mercato europeo era stato il trailer.  Anche Gentile ha perso, seppure nel ballottaggio dell’8 giugno.  Forse il mercato europeo porta sfiga alla politica.  Ma quest’anno non ci sono elezioni alle viste, e allora l’aver programmato la manifestazione per il 24, 25 e 26 aprile fa sospettare un qualche recondito significato, un’intenzione quasi subliminale.

Il 25 aprile nell’immaginario biellese, invero sempre più labile, ricorda la Resistenza, il partigianato, la lotta vittoriosa contro l’oppressore nazifascista.  Col tempo, e dopo settant’anni, è diventata una menata rituale.  Forse l’amministrazione Cavicchioli, renziana e rottamatrice, ha inteso porre in atto una brillante contaminazione sostituendo la celebrazione storica con quella gastrosofica potenzialmente presente nella frittura europea. 

Con la fondamentale collaborazione dell’assessore alle culture, Teresa Barresi, e la supervisione dello storico di maggioranza Beppe Rasolo, occorrerà allora predisporre menù in cui siano presenti l’hamburger Gemisto, l’asado del ribelle, il maialino Kappler, il pollo allo Sten, lo stinco Bella Ciao, le frittelle alla Moscatelli (omaggio alla Valsesia), la frattaglia di Sala, il fritto misto alla Fra Dolcino (protomartire e faro del ribellismo biellese).

Slogan contro il nemico tipo “…una costata vi seppellirà…”,  “…l’unico fascista buono è un fascista alla griglia…”.  Un premio letterario sul tema “Effetti della toma del Maccagno sullo spirito guerriero del partigiano”. 

L’inno della manifestazione sulle celebri note “la salamella / del partigiano / o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao / la salamella / del partigiano / presto corri a degustar..”.  

giulianoramella@tiscali.it

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