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Siamo angeli con un’ala soltanto

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“Siamo angeli con un’ala soltanto  dobbiamo abbracciarci per poter volare”.  Questa frase di don Tonino Bello, prete pacifista pugliese, mi ha ispirato quando, un paio di anni fa, ho dato vita, e nome, ad un sito (alasinistra.org) e che oggi trasporto in questa inedita avventura su “La nuova Provincia”.

“Siamo angeli con un’ala soltanto  dobbiamo abbracciarci per poter volare”.  Questa frase di don Tonino Bello, prete pacifista pugliese, mi ha ispirato quando, un paio di anni fa, ho dato vita, e nome, ad un sito (alasinistra.org) e che oggi trasporto in questa inedita avventura su “La nuova Provincia”. L’ala sinistra, quella che manca in questo paese, ma anche a Biella. Forse  – come direbbe Gaber – non abbiamo più neanche l’intenzione del volo e abbiamo deciso di stare a rasoterra, di accontentarci del noto e del conosciuto, di bollare come “estremista” e “radicale” tutto ciò che non è omologato, che non è in linea con il pensiero unico dominante.

Invece, essere “radicali” vuol dire essenzialmente andare alla radice delle questioni, affrontare i problemi nella loro complessità, non accontentarsi di stare nella parte “giusta” della Storia. Penso che questo sia essenzialmente il motivo per il quale il direttore di questo giornale, Massimo De Nuzzo, ha deciso di propormi questa collaborazione affidandomi una rubrica che, settimanalmente, il mercoledì, uscirà su La nuova Provincia. Con Massimo abbiamo incrociato spesse volte la penna, ma, a differenza di chi, alle critiche, preferisce rispondere con querele e minacce, entrambi abbiamo deciso sempre di preferire lo scontro, anche aspro, piuttosto che l’incomunicabilità di un’aula di Giustizia.

Perché – parlo almeno per me – solo dal confronto dialettico c’è arricchimento; solo gli stolti sono convinti che la verità sia solo la propria. Per questo, spero che la rubrica possa generare dibattito, possa interessare i lettori e le lettrici, ma, soprattutto, possa essere vissuta come il tentativo di voler continuare – dopo dieci anni al servizio della mia città dai banchi del Consiglio Comunale –  a “prendermi cura” di Biella. Sono “partigiano” perché – come diceva Antonio Gramsci – “odio gli indifferenti, odio chi non parteggia” e per questo la mia visione sarà così, da sinistra, senza fare sconti a nessuno, soprattutto alla parte politica dalla quale provengo.

L’otto giugno qualcuno ha scritto che è nata a Biella “l’Era Cavicchioli”; per la prima volta dal 1948 la nostra città ha un sindaco dichiaratamente di sinistra e questo dovrebbe essere già sufficiente per dire che molte cose cambieranno nel governo cittadino. Innanzi tutto, userei – da storico mancato – con più attenzione il termine “Era”, perché le ere hanno sempre contraddistinto fasi lunghe della Storia e cambiamenti profondi nella società. Per questo, con tutta la speranza che posso riporre nel nuovo Sindaco, poiché conosco i poteri limitati e le scarse risorse delle quali può disporre l’Amministrazione di Biella, non posso ritenerla di certo un’ Era futura. Però è evidente che il vento è cambiato, qui come nel resto del paese.

Se a livello nazionale  il “renzismo” è un’inedita formula di populismo di governo – dal linguaggio giovanilistico agli 80 euro – che fa innamorare molti (per convenienza più che per convinzione) a Biella, almeno in campagna elettorale, abbiamo provato a utilizzare nuovi linguaggi e modalità comunicative, fresche e veloci, con la pragmaticità del poter fare, concretamente, ciò che si prometteva.

A neanche un mese dell’insediamento – non siamo nemmeno a metà dei fatidici primi 100 giorni – sarebbe ingeneroso oltre che stupido trarre un bilancio; avremo nelle settimane e nei prossimi mesi  modo e occasioni per farlo. Come ha detto l’ex Sindaco Gentile, la situazione che eredita Cavicchioli è quasi disastrosa: dalla mancanza di lavoro, alla carenza di infrastrutture di collegamento, dall’assenza di risorse, ai temi scottanti come l’ente Provincia e il nuovo Ospedale.  Siccome da Berlusconi a Renzi, da Scanzio a Susta, ho sempre combattuto l’idea dell’uomo solo al comando, dico a Marco Cavicchioli che dovrebbe rifuggire – come la peste – da questo nefasto modello.

La formazione della Giunta, però, ha risentito di questa tendenza, nella distribuzione delle deleghe soprattutto, ma anche nell’assenza di un criterio largamente comprensibile nella scelta dei vari Assessori. Anche di questo avremo modo di scriverne in futuro, ma l’aver deciso di marcare una sorta di continuità con il passato, attribuendo l’urbanistica a Diego Presa, che ha rivendicato – come da lui stesso dichiarato giusto una settimana fa – scelte, a mio giudizio sbagliate, come il CDA e gli Orsi, porta ad interrogarsi sul reale concetto di “svolta” che tanto si è utilizzato in campagna elettorale.

Di qui in poi, intendo affrontare queste, e le questioni che verranno, “alla radice”, mantenendo un atteggiamento che preferisce “dire”, piuttosto che “suggerire”: è questo lo spirito con cui mi appresto ad intraprendere questa nuova avventura. E ringrazio il Direttore per questa opportunità, che vedrà la mia libertà di espressione totale e garantita. Perché questa è stata la premessa di Massimo. Perché questa è stata la mia unica condizione. (www.alasinistra.org)

Roberto Pietrobon

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