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Le Province non verranno abolite

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Il problema è di individuare le misure con le quali far fronte al deficit che si è accumulato in questi 2 anni e che si è aggravato anche perché non si è intervenuti con la rapidità che la situazione avrebbe richiesto (ritardo che ha contribuito ad alimentare il debito), ma anche di garantire alla Provincia di Biella e, più in generale, alle altre Province italiane, risorse certe e soprattutto adeguate, tanto più che non verranno abolite come, invece, si era cercato di far credere raccontando una bugia che i fatti stanno svelando.

Il tempo delle discussioni è finito. Adesso servono decisioni concrete sia per affrontare l’emergenza, intendendo con ciò la necessità di garantire alcuni servizi fondamentali per il territorio biellese, l’apertura delle gallerie per esempio, e per aggredire i problemi strutturali che riguardano sia il debito pregresso, accumulatosi dal 2013 in poi, sia la necessità di garantire alla Provincia di Biella, che avrà un altro nome, che all’insieme dei nuovi Enti intermedi, trasferimenti adeguati che, invece, anche recentemente, il Governo ha ridotto.

Nel primo caso anch’io credo che un aiuto possa e debba venire dalla Regione, questione che venne discussa già nella precedente legislatura, ma che non fu possibile portare avanti per lo scioglimento del Consiglio regionale e per la conseguente decisione di consentire a quest’ultimo di approvare solo alcuni atti e non altri.

Si tratta, cioè, di verificare rapidamente la disponibilità della Regione a finanziare gli interventi più urgenti da qui a fine anno perché non è accettabile che a farsi carico di tale onere siano ancora gli Enti locali, peraltro vessati anch’essi dalla politica dei tagli.

Più complicata, ma altrettanto urgente è la necessità di aggredire le cause della crisi finanziaria che investe la Provincia di Biella, ma non solo. Nel nostro caso il problema è di individuare le misure con le quali far fronte al deficit che si è accumulato in questi 2 anni e che si è aggravato anche perché non si è intervenuti con la rapidità che la situazione avrebbe richiesto (ritardo che ha contribuito ad alimentare il debito), ma anche di garantire alla Provincia di Biella e, più in generale, alle altre Province italiane, risorse certe e soprattutto adeguate, tanto più che non verranno abolite come, invece, si era cercato di far credere raccontando una bugia che i fatti stanno svelando.

Cambieranno, infatti, soltanto il nome, ammesso e non concesso che venga approvato il ddl costituzionale all’esame del Parlamento che abolisce la parola “Provincia” ed il sistema di elezione del Presidente e del Consiglio provinciale che saranno eletti non più dai cittadini, ma dai consiglieri comunali (ed io mi auguro che, per quanto riguarda Biella, la data delle elezioni venga fissata nel più breve tempo possibile per porre fine alla gestione commissariale e dotare la Provincia dei nuovi organi di governo), ma le competenze che le Regioni trasferiranno ai nuovi Enti rimarranno le stesse, alle quali se ne aggiungeranno di nuove.

Da qui l’obbligo di ripensare ai trasferimenti, essendo evidente che non è accettabile continuare a considerare le Province in via di soppressione perché così non è. Per Biella (ma siamo sicuri che il problema riguardi solo la nostra Provincia?) al problema di riconoscere maggiori risorse per il 2015 si aggiunge però quella di far fronte al debito che si è accumulato in questi due anni, attraverso un intervento straordinario. Per questo serve non solo che il Biellese parli lo stesso linguaggio, ma che Regione e Governo trovino insieme la soluzione.

Ci sarà poi il tempo di discutere delle responsabilità e io non credo che Simonetti possa cavarsela dicendo che lui non c’entra, almeno per due buone ragioni: la prima è quella che lui, da Presidente della Provincia, ha difeso, ritenendoli giustificati, i tagli decisi dal Governo del centrodestra che, come deputato, aveva approvato, sostenendo che non avrebbero avuto un impatto drammatico sulla Provincia e sull’organizzazione dei servizi: un non senso in una Provincia virtuosa e in cui erano difficilmente praticabili politiche di razionalizzazione, come i fatti hanno dimostrato. La seconda è che egli ha abbandonato al nave Provincia nel momento in cui la tempesta diventava più forte, privandola di un governo, in una fase nella quale era, viceversa, necessario continuare a contare su un Ente nella pienezza dei suoi poteri.

Le cause della crisi sono evidenti: i tagli che sono stati sistematici (sia quelli del Governo che quelli della Regione, a  sua volta colpita dalla riduzione dei trasferimenti statali) e un forte indebitamento derivante dagli investimenti in conto capitale realizzati, in particolare durante l’Amministrazione Scanzio.

Wilmer Ronzani

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