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Essere giusto ti farà uomo

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Caro Francesco, proprio l’altro ieri ho pensato a te ed ai tuoi dieci anni; mi sei venuto in mente leggendo di queste bande di ragazzi che si ritrovano fuori dalle scuole per assistere a regolamenti di conti tra coetanei, ragazzi e ragazze che non aspettano più con ansia l’arrivo del papà o della mamma, del Natale, delle castagne e della neve. Si ritrovano come sms umanizzati in un unico grande contenitore senza più confini di bellezza, dove l’invito alle emozioni è dettato dai più forti, dai quei ragazzi che hanno lentamente cancellato la purezza della loro infanzia per piombare attraverso whatsapp nel grande circo dell’anonimato che solo la violenza conosce e garantisce.

Caro Francesco i tuoi sono stati gli anni dell’immaginazione, della fantasia, del nascondere le paure, le ansie e i dolori dietro il gioco, la capacità di vedere i tuoi sogni in qualsiasi oggetto che noi adulti trasformiamo in routine asservita alla nostra corsa verso qualcosa che seguiamo e ci insegue: la vita.

Ora iniziano gli anni dove dovrai avere la forza di non perderti e di portare con te, nel tuo camino, amici nuovi, veri, leali che sappiano allontanarti da ogni sentiero che sembra in discesa e dove spesso si inizia a correre, a correre resistendo alla fatica cercando l’aiuto di tutto ciò che invece distrugge il cuore e la mente.

Ora iniziano gli anni dove tu avrai il dovere di non prendere strade sbagliate e quello ancor più grande di trascinare con te i tuoi amici, cercando con loro d’essere parte di quella sfera del mondo che non cerca la rissa ma il dialogo, che non anela ad essere la più forte, ma la più giusta; quella parte del mondo dove il rispetto di un uomo non si misura dalla sua capacità d’essere un capo tra deboli ma una rifugio per chi cerca conforto.

Scrivo a te come ad ogni bambino e bambina, scrivo a te come vorrei scrivere a tutti quei ragazzi che l’altro giorno ai giardini aspettavano il nulla racchiuso in un pugno mentre tutt’intorno sbocciava l’immensità della primavera.

Ricordate sempre che tra l’infanzia e la vecchiaia è racchiusa la vostra strada. La violenza vi renderà comparse agli occhi del mondo, l’essere giusti farà di voi uomini visibili e belli in un mondo dove d’estate siano sempre più i tuoni a risvegliarvi dai sogni e non i cupi rimbombi dei cannoni, come accade laddove la primavera non è riuscita a sbocciare e nemmeno serve ritrovarsi ai giardini per scoprire che un ragazzo non sarà mai un uomo.
Alberto Scicolone

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