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Liberiamoci dalle nebbie, immaginiamo un futuro a colori

Pensieri e Parole di Vittorio Barazzotto

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La patente di città triste un po’ ci pesa. Due biellesi illustri, Massimo Giletti e Alberto Barbera, hanno proposto la cultura come rimedio per affrancarci dalla nomea di territorio con scarsa attrattiva.

La cultura di cui si parla ha molteplici implicazioni e sarebbe riduttivo associarla solo ad una serie di eventi e di mostre.

Manca la cultura che ci faccia apprezzare la bellezza e che generi un senso di appartenenza al territorio, così che, al termine di una mostra, le persone siano invogliate a ritrovarsi per stare assieme.

Il senso estetico renderebbe più attrattive le vie, le piazze e i paesi, come accade ad esempio nelle vicine zone dei laghi, in cui le vie e i balconi sono abbelliti dai fiori, e in un territorio ricco di florovivaisti come il nostro, è singolare che si trascuri la cura del verde cittadino.

Cultura è la capacità di progettare strutture ricettive, come avvenne qualche decennio fa, e collegamenti funzionali, condividendo lo scopo comune di lavorare per il bene del proprio territorio. A cavallo tra gli anni ’90 e 2000, Biella si era aperta anche ai giovani ed agli artisti, che avevano trovato spazio grazie all’abbinamento del “local” con il “global”, scovando gli anfratti della città più dimenticati e facendoli tornare a vivere.

I grandi nomi rischiano di cannibalizzare la città ed ora abbiamo bisogno di ricreare il collante emotivo che ci lega al biellese per evitare la fuga delle persone. Forse non è un caso che Biella sia l’unico capoluogo di provincia in Piemonte che non festeggi la ricorrenza del santo patrono con la stessa partecipazione delle altre città.

Se vogliamo immaginare un futuro a colori, dobbiamo iniziare da una rivoluzione culturale che ci contamini sul serio, dandoci una spinta di orgoglio e di speranza. L’impulso non deve partire solo dalla politica, ma da tutti noi per liberarci dalle nebbie grigie che da troppo tempo ci stanno avvolgendo.

Vittorio Barazzotto

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