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«L’atmosfera dei rally di un tempo era ben diversa da oggi»
Pierangelo Bovo, navigatore classe 1954, racconta le sue gare con diversi piloti

«L’atmosfera dei rally di un tempo era ben diversa da oggi». Partecipò come co-pilota a una cinquantina di rally, fra i quali diversi edizioni del “Lana”, dal 1976 al 1985. Stiamo parlando di Pierangelo Bovo, navigatore classe 1954.
«L’atmosfera dei rally di un tempo era ben diversa da oggi»
«Ho iniziato alla fine anni Sessanta con colui è poi stato il mio primo pilota, Liliano Desiderio Zona. Andavamo con la Vespa 50 di notte a vedere i rally, come il “999 minuti”. Un po’ alla volta ci siamo appassionati. Nel 1976, grazie a Renzo Lorenzi, acquistammo da Giampiero Bagna una Lancia Fulvia HF, gruppo 4, una vettura ufficiale con cui debuttammo al “Giro dei Monti Savonesi”».
«È poi arrivato il primo “Rally della Lana”. Con lo stesso pilota, corsi nel 1977, con una Autobianchi A112 Abarth. Nel 1979 corsi con la Fulvia. Nel 1980, con Roberto Cavagion, partecipai al Trofeo “Talbot”. Nel 1981,1982 e 1983 gareggiai con Massimo Gamberini. Nel 1985, con Diego Pinzano, con la Ford Escort RS Turbo. Per un po’ di anni rimasi fuori, poi con Massimo Gamberini, che era anche il mio meccanico, iniziai a seguire le gare di Alessandro Bocchio. In seguito lavorai per la “Momo”, azienda produttrice di materiale per le corse e ripresi a seguire le auto, ma da professionista».
Negli anni ’70 e ’80 nei rally si respirava un’aria ben diversa da oggi. Era elettrizzante. Pierangelo rivive quel clima con qualche aneddoto.
«Di curiosità ce ne sarebbero tante. Nel 1976, ancora il giorno prima della gara non avevamo le gomme. Si andava, con Liliano e Giampiero, da Franco Perazio, per cercarle. Le trovammo da uno stockista di Novara, tale Bagnasco. Erano gomme usate da 9/10.000 lire l’una e con quelle eravamo partiti per il Lana. Erano previste prove su asfalto e su sterrato e allora bisognava cambiarle e poi rimetterle.
Bagna e Perazio avevano in uso due Lancia Beta ex ufficiali. Erano i favoriti per Biella, ma non si trovarono bene con le loro vetture. Bagna si fermò quasi subito e Perazio aveva avuto diversi problemi. Così alla premiazione ci trovammo noi, con la consegna della coppa da parte di Melania Bracco, in memoria del marito. Da esordienti, ce la facemmo un po’ per fortuna, un po’ perché facemmo correttamente quello che andava fatto. L’anno dopo avevamo l’A112 Abarth, che io usavo in settimana per andare a lavorare a Torino. Per le gare mettevamo su i fari e andavamo a correre. Ci eravamo divertiti poco perché eravamo tutti e due pesanti e la macchina faceva quello che poteva, poverina.
Qualche problemino
L’anno successivo portammo la Fulvia a rifare il motore da Aldo Bosato di Torino, che preparava le auto ufficiali. Seguimmo le sue belle istruzioni per il rodaggio, sennonché partimmo dai giardini Zumaglini di Biella e arrivammo fino alla tangenziale, poi il motore si ruppe. Andammo subito a casa, e ancora le tute addosso, prendemmo la solita Vespa 50 e andammo a vedere il rally da spettatori. Alla prima prova c’erano gli amici che ci aspettavano per vederci passare, ma noi arrivammo con la Vespa.
L’anno dopo il motore ebbe di nuovo problemi. Andammo dal preparatore Ramello di Brusnengo, dove lavorava un ex meccanico ufficiale Lancia, che ci mise le mani e al Lana facemmo ottimi tempi, ma nella prova di Curino uscimmo di strada. Il bello di quei tempi è che si partiva già un mese prima, appena si sapeva quali erano le prove, e con la macchina da corsa, alla sera, si andava a fare un giro. Ai bordi della strada c’era la gente con i fiaschi di vino che ci aspettava. C’era un altro spirito. Era meraviglioso.
Ricordi
Ho fotografie di un passaggio al bivio di Curino con Massimo, con la Talbot, con un muro di gente. Massimo quella volta arrivò troppo forte e fece due giri su se stesso. Ricordo che vidi colui che è poi diventato sindaco, Claudio Corradino, che si mise le mani nei capelli e saltava dall’entusiasmo. Tutti gli equipaggi biellesi avevamo un bel seguito. Erano anni in cui a Biella c’erano più di cento licenze. Con Massimo abbiamo fatto buone partecipazioni e vinto anche la classe. Nonostante lui partisse sempre con le gomme vecchie, che aveva soprannominato “merluzzi”, tanto erano dure. Dopo diversi dritti, gli dissi: “Adesso basta merluzzi”».
Anna Arietti
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Donata
15 Maggio 2025 at 17:05
Sarebbe bello se la smettessero anche con il Rally Storico, che costringe le persone ad adattarsi agli orari di una “gara” inutile o a stare chiusa in casa. Oltre al rumore e alla puzza.