BiellaIl Dardo
Tutti a piangere per la fuoriuscita di Biella o meglio per la mancanza dei suoi denari
La nuova versione de “Il Dardo”, la rubrica di Guido Dellarovere

E notizia di questi giorni che la città di Biella vuole uscire da consorzio IRIS, notizia che di per sé potrebbe interessare poco o nulla al cittadino medio in quanto credo a parer mio che la maggioranza dei biellesi nemmeno sappiano cosa sia IRIS o a meno che abbiano avuto necessità direttamente o indirettamente dei servizi che eroga al cittadino.
Pertanto, è doveroso spiegare chi è, e cosa fa IRIS, si tratta di un consorzio intercomunale socioassistenziale che si occupa di svolgere, per conto di una rete di comuni, i servizi di assistenza sociale. Tra gli ambiti di attività ci sono azioni di supporto per minori, famiglie, anziani, persone disabili e stranieri. L’attività viene svolta in strutture gestite dal consorzio o a domicilio.
Nella provincia di Biella per non farci mancare nulla addirittura di questi consorzi ne abbiamo due, IRIS che copre i comuni della parte ovest della Provincia e CISSABO la rimanente parte frutto di scelte partitiche degli anni Novanta dove in un caso c’erano più amministrazioni centriste, e dall’altra amministrazioni mancine.
Da decenni si parla e si discute di una fusione che a dire dei competenti porterebbe a una sinergia migliore dei costi di gestione, ma purtroppo anche una riduzione delle varie poltrone dei vari consigli d’amministrazione che, anche se non remunerate sono sempre un “posto di potere” e sappiamo bene che nell’indole umana del politico non è mai così facile rinunciarci.
Ma veniamo alla notizia, ovvero Biella che già usa solo parzialmente il consorzio IRIS ha deciso che a partire dal 2027 i vari servizi che fino ad ora delegava se li farà in casa propria, è giusto e doveroso sottolineare che la quota versata da Biella pro-capite è comunque molto più bassa rispetto ad altri comuni, ma essendo comunque importate come numero di cittadini verrebbero mancare dei denari che sembrerebbero indispensabili per la sopravvivenza del consorzio stesso.
È facile capire che questa somma versata copre abbondantemente i servizi erogati e lascia altri denari per i servizi negli altri comuni, ed alla fine è il motivo principale per cui i comuni si sono irrigiditi e contrariati sulla scelta di Biella.
Si legge che la decisione era già stata condivisa e pertanto si percepisce un forte stupore da parte di Olivero, sull’altro fronte invece passa il messaggio che sono quasi caduti dal pero.
Non è compito di nessuno fare valutazioni sulla scelta in sé stessa, ma è giusto sottolineare che qualsiasi amministrazione ha il diritto di avere ampia libertà di scegliere dove e con chi stare; pertanto, nessuno può e deve inveire contro scelte politiche volute da un esecutivo democraticamente eletto.
Leggiamo di future catastrofi economico finanziarie, di minacce di mancanza di futuri servizi, insomma di un’ottava piaga d’Egitto nostrana nel sociale, che però nel caso effettivamente fosse vera (cosa a cui non credo) esalta la bontà della scelta di Biella, ossia che i denari non servivano per i cittadini del capoluogo ma come finanziatore di parte dei servizi di altri comuni, insomma Biella era ed è importante soprattutto per la vil pecunia, ecco il perché sindaci politicamente in antitesi con il primo cittadino biellese si sono strappate le vesti, il resto è solo polemica politica fine a se stessa fatta.
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Ardmando
17 Marzo 2025 at 23:28
Il catastrofismo e le baggianate scritte e lette fino ad oggi in merito a questa decisione, arrivano dagli stessi sinistri che vorrebbero continuare a mungere soldi per un servizio che il Comune di Biella non usa.