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Cronaca

Si stacca un pezzo di balcone della scuola

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Non è passata inosservata la notizia del pezzo di balcone che si è “staccato” a Chiavazza. Non tanto per il fatto in sé, quanto perché ha visto coinvolta una scuola elementare e un edificio pubblico. L’episodio, avvenuto nel fine settimana, non ha avuto particolari conseguenze, se non la chiusura dell’accesso principale dell’istituto, situato proprio sotto al balcone in questione. Da lunedì i bambini entrano passando dalla porta secondaria.
Tuttavia quanto successo ha lasciato letteralmente senza parole qualcuno. «Abbiamo deciso di scrivere ai giornali locali – spiegano in una lettera Sandro Delmastro e Attilio Orcelletto -, sperando di poter avere spiegazioni tecnicamente fondate e comunque comprensibili anche a chi, come noi, non ha una specifica competenza tecnica. L’evento è più incomprensibile di quanto appaia a prima vista e ed è stato presentato con una sorta di “normalità” che personalmente non condividiamo e su cui continuiamo ad avere la pretesa di ricevere spiegazioni ampie e rassicuranti, se ve ne sono».
Delmastro, come da consuetudine, affronta l’argomento – serissimo – con ironia, confrontando le nostre costruzioni con quelle della… Roma antica. E chiedendosi quali diano più garanzie.
«Quando leggiamo queste notizie pensiamo sempre – continua la lettera – ai rassicuranti e tranquillizzanti criteri costruttivi della Roma antica, che, spesso e volentieri, si fanno letteralmente sberleffi e autorevole sfida del secondo millennio e, solidissimamente, hanno affrontato il terzo. Duemila anni per costruzioni realizzate quando non esisteva ancora il cemento armato e quando le tecniche costruttive non potevano che essere primordiali. Ci appare dunque difficilmente comprensibile e accettabile che costruzioni con pochi decenni di storia alle spalle rovinino paurosamente, testimoniando in tal modo la loro pericolosissima ‘provvisorietà’ dal punto di vista dell’edificazione».
Delmastro e Orcelletto sottolineano poi la casualità dell’assenza di feriti: «La tragedia è stata evitata in modo assolutamente casuale (edificio che ‘frana’ di domenica e dunque senza la presenza degli alunni) – scrivono -, ma non sempre, in realtà, possiamo chiedere l’intervento salvifico della Madonna d’Oropa. E’ sufficiente fare riferimento alle notizie ed ai filmati dei vari telegiornali e organi di informazione per avere la conferma quasi quotidiana della inaccettabile ‘fragilità’ di quanto viene costruito e offerto al nostro ‘uso’ con criminosa superficialità, e soprattutto senza che vi siano costruttori chiamati a rispondere delle loro malefatte». «E’ mai possibile – concludono – che nessuno debba rispondere di questi autentici delitti? E’ lecito chiedere una risposta rassicurante al Collegio Costruttori?»

Non è passata inosservata la notizia del pezzo di balcone che si è “staccato” a Chiavazza. Non tanto per il fatto in sé, quanto perché ha visto coinvolta una scuola elementare e un edificio pubblico. L’episodio, avvenuto nel fine settimana, non ha avuto particolari conseguenze, se non la chiusura dell’accesso principale dell’istituto, situato proprio sotto al balcone in questione. Da lunedì i bambini entrano passando dalla porta secondaria.
Tuttavia quanto successo ha lasciato letteralmente senza parole qualcuno. «Abbiamo deciso di scrivere ai giornali locali – spiegano in una lettera Sandro Delmastro e Attilio Orcelletto -, sperando di poter avere spiegazioni tecnicamente fondate e comunque comprensibili anche a chi, come noi, non ha una specifica competenza tecnica. L’evento è più incomprensibile di quanto appaia a prima vista e ed è stato presentato con una sorta di “normalità” che personalmente non condividiamo e su cui continuiamo ad avere la pretesa di ricevere spiegazioni ampie e rassicuranti, se ve ne sono».
Delmastro, come da consuetudine, affronta l’argomento – serissimo – con ironia, confrontando le nostre costruzioni con quelle della… Roma antica. E chiedendosi quali diano più garanzie.
«Quando leggiamo queste notizie pensiamo sempre – continua la lettera – ai rassicuranti e tranquillizzanti criteri costruttivi della Roma antica, che, spesso e volentieri, si fanno letteralmente sberleffi e autorevole sfida del secondo millennio e, solidissimamente, hanno affrontato il terzo. Duemila anni per costruzioni realizzate quando non esisteva ancora il cemento armato e quando le tecniche costruttive non potevano che essere primordiali. Ci appare dunque difficilmente comprensibile e accettabile che costruzioni con pochi decenni di storia alle spalle rovinino paurosamente, testimoniando in tal modo la loro pericolosissima ‘provvisorietà’ dal punto di vista dell’edificazione».
Delmastro e Orcelletto sottolineano poi la casualità dell’assenza di feriti: «La tragedia è stata evitata in modo assolutamente casuale (edificio che ‘frana’ di domenica e dunque senza la presenza degli alunni) – scrivono -, ma non sempre, in realtà, possiamo chiedere l’intervento salvifico della Madonna d’Oropa. E’ sufficiente fare riferimento alle notizie ed ai filmati dei vari telegiornali e organi di informazione per avere la conferma quasi quotidiana della inaccettabile ‘fragilità’ di quanto viene costruito e offerto al nostro ‘uso’ con criminosa superficialità, e soprattutto senza che vi siano costruttori chiamati a rispondere delle loro malefatte». «E’ mai possibile – concludono – che nessuno debba rispondere di questi autentici delitti? E’ lecito chiedere una risposta rassicurante al Collegio Costruttori?»

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