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Cronaca

Rischia di perdere l’uso della mano

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“Mio figlio lavora con le mani, la superficialità di un medico del Pronto Soccorso poteva rovinarlo”.
Lo sfogo è di  Silvio Friaglia, elettrauto di Cossato e volontario del 118, mentre racconta la disavventura in cui il 18 gennaio è incorso il figlio Enrico di 45 anni: le ultime falangi del dito medio e del dito indice della mano destra amputate in un incidente occorsogli mentre stava lavorando  nell’azienda di famiglia.

“Mio figlio lavora con le mani, la superficialità di un medico del Pronto Soccorso poteva rovinarlo”.
Lo sfogo è di  Silvio Friaglia, elettrauto di Cossato e volontario del 118, mentre racconta la disavventura in cui il 18 gennaio è incorso il figlio Enrico di 45 anni: le ultime falangi del dito medio e del dito indice della mano destra amputate in un incidente occorsogli mentre stava lavorando  nell’azienda di famiglia.
“Mio figlio era solo in officina – prosegue  – si è spaventato, ha chiamato il 118 che è intervenuto subito e lo ha portato all’Ospedale di Biella. Qui gli hanno fatto tutti gli esami del caso, poi il medico di servizio ha valutato la situazione e dopo avergli cucito i moncherini lo ha dimesso. Mi sono un po’ stupito della velocità con cui era stata trattata una situazione delicata come quella, ma mio figlio, probabilmente grazie anche agli effetti degli antidolorifici, non aveva dolore e quindi mi sono tranquillizzato”.

«I problemi sono cominciati – prosegue la testimonianza –  subito dopo il rientro a casa. Enrico Friaglia ha infatti cominciato ad accusare dolori fortissimi alla mano destra che si è gonfiata e arrossata.
Insieme al padre decide   allora di rivolgersi al medico di famiglia, a Vigliano che, vista la situazione, consiglia di effettuare un immediato controllo al Cto (Centro traumatologico ospedaliero) di Torino.

“Ci siamo subito messi in macchina – aggiunge Silvio Friaglia – per raggiungere il Cto. Quando siamo arrivati al Pronto Soccorso dell’ospedale torinese hanno detto a mio figlio: ma cosa è venuto a fare qui, lei è già stato medicato. Poi quando gli hanno tolto la fasciatura ed esaminato la mano l’atteggiamento è radicalmente cambiato. Hanno effettuato nuovi esami, gli hanno ingessato l’arto e ci hanno spiegato che sarebbe stato necessario un intervento per rimodellare i due monconi delle dita amputate  e soprattutto salvaguardare l’uso della mano per il futuro”.

Il 25 gennaio Enrico Friaglia è stato dunque sottoposto ad un primo intervento e un secondo verrà effettuato dai medici del Cto nei prossimi giorni. 

“Mi hanno assicurato che al 90% l’uso della mano non verrà compromesso. Sono stato anche alla Direzione Sanitaria dell’Ospedale di Biella per far presente quanto è capitato a mio figlio Enrico, mi hanno spiegato che spesso il Pronto Soccorso è carico di lavoro e quindi può anche capitare una valutazione non completamente corretta. Però, lo dico senza polemica, ci vuole più attenzione perché il danno per mio figlio poteva essere irreparabile”.

Sulla vicenda questo il commento dell’Asl di Biella attraverso il proprio Ufficio Stampa: “Il paziente, una volta arrivato in pronto soccorso, è stato subito visitato e trattato dall’ortopedico. Come previsto in traumi di questa natura è stata eseguita la regolarizzazione dei monconi e una sutura cutanea. E’ stata inoltre prescritta una terapia antibiotica e antidolorifica, con la programmazione di un controllo a distanza di alcuni giorni per la rivisitazione. La scelta di recarsi presso il Cto di Torino è stata personale. E’ evidente che qualora, ravvisata la necessita’, il paziente avesse scelto di ritornare presso il “Degli Infermi” sarebbe stato di certo assistito e trattato alla luce dell’evoluzione della situazione clinica”.

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