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Cronaca

Patente e carta d’identità lituane quasi perfette ma erano false: moldavo scoperto ed espulso

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Patente e carta d’identità lituane quasi perfette ma erano false: moldavo scoperto ed espulso.
I suoi documenti, seppure falsi, erano stati realizzati tanto bene da passare indenni più di un controllo a partire dal 2011. Ma non hanno ingannato l’occhio attento degli agenti della polizia municipale di Biella.
Sono stati loro a scoprire che l’uomo che si spacciava per cittadino lituano – dunque comunitario – era in realtà moldavo.
Tutto è iniziato questa estate, durante un normale controllo di routine. Il 44enne L.V. ha fornito patente e carta d’identità lituane, oltre a quella italiana ottenuta con quei documenti. Sembravano normali, ma qualcosa non ha convinto i poliziotti, sembravano mancare alcuni elementi. Le successive verifiche in ufficio hanno confermato i dubbi: non erano genuini.
Una volta scoperto che erano falsi, rimaneva da capire chi fosse in realtà l’automobilista.
«Altri accertamenti ci hanno fatto supporre che non fosse davvero lituano – ha spiegato lunedì mattina Marcello Portogallo, vicecomandante della polizia locale, nel corso di una conferenza congiunta in questura -, quindi abbiamo avviato una serie di confronti con i consolati che ci hanno permesso di scoprire il reale Paese di provenienza: la Moldavia».
Il 44 è quindi finito nei guai per le dichiarazioni false fornite in merito alla propria identità e per aver usato documenti falsi che gli consentissero di essere considerato un cittadino europeo e di muoversi liberamente nell’Ue.
A quel punto è iniziata la seconda fase, quella relativa alle procedure per l’espulsione, che ha coinvolto l’ufficio immigrazione della questura di Biella.
Una volta ottenuto il lasciapassare dal consolato moldavo e il decreto della prefettura, L.V. è stato accompagnato alla frontiera, all’aeroporto di Malpensa, dove è salito sull’aereo che lo ha riportato in Moldavia. L’espulsione è stata convalidata dal giudice. In Piemonte dal 2011, da tre anni viveva a Biella insieme alla compagna. Non è stato necessario il supporto della scorta internazionale perché, nonostante alcuni precedenti per reati contro il patrimonio, l’individuo non presentava profili di pericolosità. Inoltre ha collaborato con le forze dell’ordine senza creare problemi.
Il suo è il secondo caso di questo tipo scoperto nelle ultime settimane
«Si tratta di un fenomeno che stiamo iniziando a monitorare un po’ di più – ha spiegato il commissario capo Maria Celeste Bruni, dirigente dell’Ufficio immigrazione -. Dopo 90 giorni di permanenza, i cittadini comunitari devono essere iscritti in un apposito elenco in anagrafe. Il nostro prossimo obiettivo è estendere i controlli e verificare grazie a questi dati che si tratti effettivamente di cittadini dell’Unione Europea».

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