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Microcriminalità giovanile: a Biella non c’è nessun allarme
Fenomeno in crescita in Italia, ma non qui. Il comandante provinciale dell’arma: «È importante educare per prevenire»

Microcriminalità giovanile: a Biella non c’è nessun allarme. Il fenomeno dei minorenni violenti è ormai da alcuni mesi al centro dell’attenzione a livello nazionale.
L’ultimo rapporto della Criminalpol – riferito al 2024 – ha evidenziato che il numero di omicidi commessi da Under18 in un anno è quasi triplicato. Ma fortunatamente, trattandosi di numeri bassi in termini assoluti, le statistiche vanno prese con le pinze. Risultavano in aumento, tra 2022 e 2023, anche reati cosiddetti “spia” come violenze sessuali (+8%), rapine (+7,6%) e lesioni dolose. In quest’ultimo caso soprattutto nelle grandi aree urbane, come Genova, Milano, Bologna e Firenze.
Microcriminalità giovanile: a Biella non c’è nessun allarme
La buona notizia è che niente di tutto ciò si sta verificando nel Biellese. Dove la situazione, a livello di criminalità e microcriminalità giovanile, è sostanzialmente stabile da anni, se non in miglioramento.
Prendendo spunto dai dati dell’attività svolta dai carabinieri in provincia, nel 2023 i minorenni denunciati sono stati 45, 4 gli arrestati. Nel 2024 si ritrovano praticamente gli stessi numeri: 47 denunce e 4 arresti. Il trend dei primi mesi dell’anno però fa registrare un calo: a fine maggio le denunce erano arrivate a quota 17 a fronte di un unico arresto.
Anche per quanto riguarda la tipologia dei reati, fortunatamente quelli violenti non sembrano essere particolarmente diffusi. Di solito si tratta principalmente di piccoli furti.
«Il fatto che la situazione nel Biellese sia tranquilla e sotto controllo – commenta il colonnello Marco Giacometti, comandante provinciale dei carabinieri – significa che bisogna tenere alta la guarda. Qualunque fenomeno, infatti, parte sempre dalle cosiddette piccole cose. Anche il piccolo furto al supermercato, magari commesso per fare la classica “ragazzata”, non va sottovalutato».
Prevenzione ed educazione
Da questo punto di vista è fondamentali sono la prevenzione e l’educazione, aspetti sui quali carabinieri e polizia investono da anni grandi energie sul territorio.
«Da anni ad esempio – spiega Giacometti – portiamo avanti il progetto “Cultura della legalità”, che coinvolge scuole e studenti. Oltre che preoccuparci di chi commette reati, infatti, dovremmo tutti concentrarci su chi magari reati non ne commette, ma vive situazioni a rischio. I ragazzi vanno educati alla libertà e per essere liberi davvero bisogna conoscere. Questo vale per esempio per le sostanze stupefacenti. Bisogna mostrare e far toccare con mano i disastri e i danni che possono fare all’esistenza delle persone».
Parlare con gli studenti è anche un modo per superare la diffidenza che talvolta i più giovani hanno verso le forze dell’ordine e creare un rapporto di fiducia.
Infine c’è tutto l’ambito di quei comportamenti che magari non configurano ancora reati, ma che sono borderline. Anche su questo fronte il lavoro portato avanti è notevole: «Mi piace citare lo strumento del bullizzometro – conclude Giacometti -, un modo semplice ed efficace per aiutare a realizzare che certi atteggiamenti non vanno bene. Perché non soltanto la vittima, ma anche l’autore deve rendersi conto che quello che magari crede essere uno scherzo in realtà è un comportamento sbagliato. Che può anche portarlo a commettere un reato».
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