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Cronaca

Massimo Giletti: “Vivere sotto scorta ti cambia l’esistenza”

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«Come cambia la tua vita sotto scorta? Inizi a vivere con la costante consapevolezza di un senso di rischio, ogni momento ti ricordi che può succedere qualcosa di spiacevole». Una condizione indesiderata ma necessaria per Massimo Giletti, destinatario della protezione dello Stato dopo le minacce del boss Filippo Graviano, che in un’intercettazione telefonica risalente alla fine di maggio diceva senza mezzi termini che il giornalista biellese ha “scassato la m…”.

La “colpa” del conduttore di “Non è l’Arena”? Essersi occupato delle scarcerazioni dei mafiosi dopo le rivolte nelle carceri, servizi che evidentemente hanno dato fastidio a qualcuno.

Dalla fine di luglio, dunque, è sotto scorta per volontà del Viminale. Un provvedimento che forse non sarebbe stato necessario, secondo Giletti, se anche altri si fossero occupati della spinosa vicenda delle scarcerazioni: «Ho provato un senso di profonda solitudine – spiega – e, quando sei un unicum, purtroppo diventi più esposto. Diventi un obiettivo. Significa anche, però, che le nostre inchieste hanno colpito nel segno, nonostante qualcuno abbia sostenuto il contrario».

Il suo lavoro, infatti, non ha ricevuto soltanto consensi. Anzi, c’è chi lo ha apertamente criticato. «Essere definiti “un covo di mitomani” da Travaglio, giornalista che ho sempre stimato e difeso – continua facendo un esempio – è una delle cose che mi hanno deluso e rattristato di più. Anche perché il Fatto Quotidiano è un giornale simbolo dell’antimafia. Non si può sostenere che persone come Di Matteo, Ingroia, Catello Maresca, gente sotto scorta, siano dei mitomani».

Nonostante lo sconforto e la preoccupazione, il giornalista de La7 va avanti cercando di non pensarci, anche perché “c’è sempre il cielo stellato sopra di me”, come dichiarato in un’intervista a Repubblica citando Kant.
Anche la “legge morale dentro di me”, dunque, completando la citazione: «Certo, quella sempre, con tutti i limiti che ciò comporta, perché non siamo santi. Diciamo che servirebbe anche a questo Paese avere un po’ di morale in più».

Un Paese che però, fortunatamente, è fatto anche di tante persone che in questi giorni gli hanno voluto esprimere vicinanza. Tra queste, tanti biellesi, che hanno fatto arrivare i loro messaggi di stima e sostegno al celebre concittadino.

«Ho ricevuto solidarietà dalla nostra terra – conferma -, da politici come la deputata Patelli, ma anche da tante persone comuni. Anche il maresciallo Mameli, comandante della stazione dei carabinieri di Trivero, mi ha scritto un messaggio. Sono piccoli grandi gesti che in questi momenti fanno piacere e danno forza».

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