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Cronaca

Derubate le due archeologhe di Piazza Duomo

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In un cantiere come quello di Piazza Duomo si possono trovare tesori incredibili, dal rifugio antiaereo della Seconda Guerra Mondiale ai resti dell’antica pieve di Santo Stefano. Ai ladri però non interessano, loro preferiscono le borse.

Lo hanno scoperto sulla propria pelle le due archeologhe che in queste settimane hanno diretto gli scavi, derubate a pochi giorni dalla fine del loro incarico.

In un cantiere come quello di Piazza Duomo si possono trovare tesori incredibili, dal rifugio antiaereo della Seconda Guerra Mondiale ai resti dell’antica pieve di Santo Stefano. Ai ladri però non interessano, loro preferiscono le borse.

Lo hanno scoperto sulla propria pelle le due archeologhe che in queste settimane hanno diretto gli scavi, derubate a pochi giorni dalla fine del loro incarico.

Venerdì scorso un ladro è infatti riuscito a derubarle e a loro non è rimasto altro da fare che rivolgersi ai carabinieri per sporgere denuncia.

«E’ abbastanza incredibile – racconta una delle due vittime del furto, Antonella Gabutti -, le borse erano all’interno del cantiere e noi ci trovavamo a pochi metri di distanza. Eppure non ci siamo accorte di niente».

Il ladro probabilmente è riuscito ad afferrarle sporgendosi dalla recinzione e poi si è dileguato prima di essere notato.

Una delle due borse è stata successivamente ritrovata poco più in là, ovviamente il denaro era sparito. All’interno dell’altra, invece, c’era una macchina fotografica professionale.

«Era la Reflex digitale che uso per fotografare quotidianamente i progressi in cantiere – racconta ancora Gabutti -. Quando me ne sono accorta, sono stata presa dal panico: l’avevo scaricata? Per fortuna sì, ho perso soltanto il materiale degli ultimi due giorni. Ma non è così grave, per sicurezza faccio sempre qualche scatto anche con il telefono».

Oltre al danno economico, resta l’amarezza per la disavventura inattesa: «Purtroppo i furti sono abbastanza frequenti nei cantieri, ma di solito spariscono pale e strumenti, non le borse…».

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