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Gerardo Ambrosino racconta il Covid nel suo libro “Non lo so”, tra momenti bui e storie divertenti

Un volume che narra in parte le varie fasi del triste periodo legato all’emergenza vissuta in prima linea tra le fila dei sanitari, ma parla anche delle emozioni che ha provato lui stesso

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BIELLA – Una carriera iniziata nella Guardia di Finanza, proseguita nell’esercito, ma la sua vera dimensione l’ha poi trovata nel mondo della sanità. Ora è uno stimato tecnico radiologo dell’AslBi, biellese d’adozione ma di origini laziali, esattamente di Latina. Gerardo Ambrosino ora si cala anche nella parte dello scrittore, difatti, da poco è uscito il suo libro intitolato: “Non lo so”.

Si tratta di un volume che racconta in parte le varie fasi del triste periodo legato all’emergenza Covid, vissuto in prima linea tra le fila dei sanitari, ma parla anche delle emozioni che ha provato lui stesso, scritte su carta e in un certo qual modo romanzate.

Com’è nata l’idea di scrivere un libro su questa tematica che ha sconvolto il mondo intero?
«E’ nata mentre ero a casa con il Covid. Tre settimane trascorse tra quattro mura. A quel punto mi sono chiesto: perché non scrivere le mie emozioni, quelle vissute in ospedale tra una lastra e l’altra mentre la gente si ammalava? Il periodo iniziale del virus, ti assicuro che è stato terribile.
In ospedale abbiamo trascorso momenti orrendi. Quindi, ho pensato di scrivere questo libro in modo che anche i miei figli quando saranno più grandi potranno capire ciò che è successo».
Il tuo è un romanzo, che comunque tratta uno spaccato di vita reale. Qual è questo filo sottile che definisce la realtà e il filone legato alla fantasia?
«A dire il vero, non sono ancora stato in grado di capire se in effetti si tratta di un vero e proprio romanzo, oppure verte maggiormente su di una sorta di autobiografia ricca di pensieri. Certo, parla di un fatto realmente esistito e di cui ancora ne stiamo pagando le conseguenze, difatti, nei giorni scorsi abbiamo avuto dei pazienti affetti da Covid, ne continuano ad arrivare, ma fortunatamente il virus è mutato, si è indebolito, in sintesi fa meno danni. Almeno per ora, non possiamo più parlare di grave emergenza, siamo fuori da quel periodo tragico che ci riporta indietro al mese di marzo di due anni fa».
Proprio nel 2020, il cantante dei Pooh Roby Facchinetti e Stefano D’Orazio avevano scritto una canzone intitolata “Rinascerò Rinascerai”. Un brano che invitava la gente a guardare avanti e pensare al cielo azzurro, a quando tutto sarebbe finito. Questo tuo libro, pubblicato proprio ora, a chi lo legge dona il sapore della rinascita?
«Sì. Non ho voluto renderlo pesante parlando solamente della malattia. Mi rendo conto che in un periodo come questo, dove ci siamo ancora un po’ dentro, leggere un volume che parla solamente di Covid non è il massimo. Quindi ho pensato di inserire alcuni capitoli anche divertenti. Ad esempio parlo delle mie vacanze, di situazioni che mi sono capitate durante le ore di lavoro antecedenti al Covid».
Quindi un repentino cambio di rotta
«Diciamo di sì. Man mano che andavo avanti a scrivere, c’erano dei momenti durante i quali pensavo che questo volume si stava appesantendo. Immedesimandomi nel lettore pensavo: invertiamo la rotta come hai detto tu, a quel punto inserivo dentro situazioni anche divertenti, insomma, per capire tutto fino in fondo bisogna leggerlo».
Questo libro a chi lo dedichi?
«Ai miei figli Alessandro e Riccardo».
Da chi è stato editato?
«Da Amazon. Si trova sia in versione digitale come in quella cartacea. Per acquistarlo basta quindi andare su Google scrivere “Non lo so” Amazon e si trovano tutte le istruzioni necessarie».
La tua carriera da scrittore proseguirà?
«Sì. Sto già lavorando sul prossimo libro. Anticipo che si tratta di un romanzo puro. Parla della storia di un ragazzo che finisce le scuole, parte per il servizio militare e decide di fare carriera nell’esercito».

 

Mauro Pollotti

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