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Valerio Vassallo: «Sarò anche un provocatore ma non merito insulti e pugni in faccia»

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BIELLA -Valerio Vassallo, ovvero una vita contro. Il video in cui lo si vede fare a botte ha fatto il giro del web e dei media, pure nazionali. Valerio Vassallo, 44 anni, “nazi-animalista” per definizione non teme lo scontro.

Cosa è successo, l’altro giorno?
Ero dentro l’ufficio postale di Chiavazza, in via Coda. Un signore mi ha invitato ad alzare la mascherina, con ragione. Poi una volta fuori dall’ufficio mi ha aggredito. Senza motivo.

Scusi l’insistenza. Altri dettagli?
Mi ha riconosciuto, chiamandomi per nome e insultandomi più volte. Tra una parolaccia e l’altra, ripeteva di lasciare stare i cacciatori. Quindi le botte, che tutti avete visto nel video.

Ecco spiegato l’equivoco del cacciatore che aggredisce l’animalista… Lei lo conosce?
Mai visto, anche se ho scoperto che abbiamo la stessa età.

E’ stato aggredito ma il ruolo di vittima, le va un po’ stretto…
Perché? Io non aggredisco nessuno. Io non insulto nessuno. La verità è un’altra. In ogni città ci sono persone spostate o con disagi mentali che cercano pretesti per menare le mani. A me è capitato di incontrarne uno, purtroppo. Io non c’entro niente.

D’accordo. La sua campagna animalista, molto aggressiva, da anni, però tende a esasperare gli animi. Lo riconosce?
No. Io sono contro l’uccisione degli animali. Lo dico. Lo scrivo. E lo manifesto. Ma sono contro la violenza. Chi mi augura la morte, chi mi minaccia e chi mi aggredisce è dalla parte del tordo. Chi vuole parlare e confrontarsi, mi trova sempre disponibile anche se fa il cacciatore.

Qualche volta le sue uscite paiono delle provocazioni fatte ad arte per creare reazioni spropositate, che le garantiscono visibilità.
Sui social mi hanno minacciato in tutti i modi, dopo i fatti di Chiavazza. Hanno forse ragione loro? Non accetto questo discorso. Io sono un militante animalista. Ma non sono un violento. Forse alcune mie azioni sono parse sopra le righe, ma ci sta. Tra me e l’aggressore dell’altro giorno, però, c’è una bella differenza.

Ha avuto diversi guai con la legge. Tra cui una condanna per stalking, preceduta dal carcere.
Una condanna ingiusta. Fu una sentenza incredibile, che davvero mi amareggia. Era da poco uscita la legge sullo stalking. Secondo qualcuno serviva un personaggio famoso per dare un segnale. E la mia situazione era perfetta per questo disegno. A riprendere in mano il fascicolo, sono sicuro, la verità sarebbe un’altra.

Di guai ne ha avuti altri. E’ stato, recentemente, condannato per violenza su due gatti.
Non ero neanche presente. Il mio avvocato vuole fare ricorso, mi assicura che vinceremo in appello.

Ha altri procedimenti penali in corso?
Credo una ventina. C’è un sacco di gente che mi querela, per motivi assurdi. Uno tizio sostiene che ho fatto piangere il figlio, durante una manifestazione animalista dove ero presente. Assurdo. La titolare di un circo mi ha fatto causa dopo i fatti legati al processo per stalking. Incredibile. A volte le persone prendono di mira me, per azioni fatte da altri animalisti. Io però non rispondo per tutti. Difendermi a tutte queste accuse, spesso, è un vero e proprio lavoro.

A proposito, che lavoro fa e come vive?
Oggi mi arrangio con diversi lavoretti: piccoli traslochi di mobili, taglio l’erba, tinteggio qualche alloggio. In passato avevo fatto una certa carriera nella sicurezza e la vigilanza privata, a Salerno.

Ha quindi ancora il porto d’armi?
Ho consegnato tutto quando ho cambiato lavoro. Posso dire una cosa?

Prego.
Sono scomodo. Con la mia battaglia contro cacciatori e allevatori mi sono creato molti nemici, anche importanti, politicamente. E me l’hanno fatta pagare. Ma io non mi arrendo. Credo nella difesa degli animali con la stessa energia con cui un padre di famiglia per bene lotterebbe contro la pedofilia. E nel merito, mi so difendere.

In che senso?
Dopo i fatti di Chiavazza, sui social, ho ricevuto valanghe di insulti e di minacce. Una ragazza mi ha scritto addirittura che sono una specie di maniaco sessuale, che aveva delle registrazioni e delle prove. Io l’ho invitata a tirarle fuori. Ovviamente non l’ha fatto. E così sono andato in Questura a denunciarla, come il tizio che mi ha aggredito in via Coda a Chiavazza.
Paolo La Bua

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