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«Sono distrutto, nessuno mi dà una mano. Pago le utenze pur non lavorando vendendo le mie cose»

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CERRIONE – Le misure anti Covid dell’ultimo Dpcm, secondo i recenti provvedimenti interpretativi, sono un colpo durissimo per circoli Arci, Csen e molti altri. Con il ritorno alla zona gialla, sia i bar come i ristoranti hanno potuto riaprire i battenti.

Lo stesso sospiro di sollievo non l’hanno potuto tirare i circoli ricreativi e culturali. Chiusi ormai da fine ottobre, queste realtà stanno vivendo un blocco totale dell’attività, senza la possibilità di pagare le spese vive di affitti e bollette. «Sono disperato. Non so più dove sbattere la testa, nessuno mi dà una mano. Le bollette della luce e del gas continuano ad arrivare ma non so se potranno essere pagate». Questa è solamente una parte dello sfogo esternato da Loris Rota, il gestore del Circolo Csen di Vergnasco, chiuso oramai da oltre 200 giorni.

Il decreto governativo contro la diffusione del Covid-19 prevede infatti il divieto di somministrazione di cibi e bevande per gli enti del terzo settore. La mancata equiparazione alle attività commerciali costringe quindi anche i circoli dotati di cucina e bar a restare con le serrande abbassate. E il rischio è che alcuni possano non risollevarle più: «Sto vivendo con l’ansia – continua Loris Rota -. Vado a dormire con l’angoscia e mi sveglio con la paura di non poter più riuscire ad aprire. Mi sono rivolto al sindaco di Cerrione Anna Maria Zerbola. E’ stata gentilissima. Mi ha detto che mi verrà incontro sulla tassa rifiuti, ma io devo lavorare per vivere, per pagare le utenze e, non mi vergogno a dirlo: per mangiare. Non so fino a quando le mie finanze mi permetteranno di andare avanti, sicuramente i tempi saranno molto brevi».

L’uomo, su indicazione del primo cittadino si è rivolto ai servizi sociali: «L’assistente sociale mi ha chiesto una documentazione specifica. Proprio in questi giorni mi sto adoperando a produrre i documenti, ma allo stesso tempo mi è anche stato riferito che per la presa in carico della mia pratica i tempi non saranno molto veloci. A questo punto non so come potrò uscire indenne da questa terribile situazione. Ironia della sorte, la settimana scorsa mi è anche arrivata la bolletta del canone Rai: circa 220 euro, per un servizio che non è stato dato ai soci visto che l’attività è chiusa. Non più parole».

Il gestore per andare avanti ha addirittura messo in vendita alcuni dei suoi effetti personali: «Mi dovrò separare dalla mia adorata moto, dei miei giubbotti in pelle e di molti altri capi ai quali sono legato in particolar modo. Mi vergogno a dire queste cose, ma non posso tenermi tutto dentro. Per andare avanti si deve fare di tutto. Una cosa è certa: mi è stata tolta la dignità. Non avrei mai potuto pensare che alla soglia dei miei 58 anni sarei dovuto arrivare al punto di far intervenire i servizi sociali. Mi sento un fallito. Non è colpa mia. Ho iniziato a lavorare che ero appena poco più che un bambino, mi sono sempre dato da fare ed ora mi trovo a dover combattere tutti i giorni per mangiare. Non mi pare vero. Ci sono momenti in cui cerco di autoconvincermi che tutto questo è solamente un brutto sogno e prima o dopo mi sveglierò, ma purtroppo non è così».

Il circolo conta la presenza di una cinquantina di soci: «C’è da tenere conto – continua Rota -, che la quota annuale è stata pagata solamente da una decina di iscritti. Gli altri non sono più passati. Lancio un appello proprio all’indirizzo di questi ultimi: se volete venire a versare la vostra quota passate. Il circolo è chiuso ma io sono sempre presente, almeno per ora – conclude in lacrime Loris».

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