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Quel negozio di alimentari aperto a Camandona

Fra le righe, la rubrica di Enrico Neiretti

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Vista dall’alto la collina biellese è una grande distesa verde punteggiata da piccole isole rosso mattone: il colore dei coppi delle case. Ognuna di queste isole è attorniata dalla natura dominante. Poi ci sono alcune isole vicine tra di loro, quasi arcipelaghi, gruppi sparuti di case separati tra di loro da sottili dorsali di alberi.

Vista dall’alto la collina biellese sembra proprio un mare da navigare in un itinerario capace di toccare tutte queste minuscole isole che promettono bellezza. Guardata invece dal basso, nell’atto di salire, la collina biellese avvolge il visitatore nell’abbraccio denso di tutti quegli alberi.

Ci si rende conto che l’esplorazione di quel mare verde è nelle profondità. Si attraversano boschi fitti dove la luce arriva a spicchi, tagliata dai fusti degli alberi. Poi la strada si inerpica, si fa ripida e, curva dopo curva, ti fa riemergere proprio in prossimità di quelle isole di pietra, coppi e mattoni.

Il motore dell’auto spinge nei brevi tratti diritti tra un tornante e l’altro. Viene voglia di abbassare un po’ il finestrino anche se è ancora inverno; d’altra parte questo inverno anomalo regala un tepore che permette di star fuori all’aria aperta. Le mani manovrano il volante, la destra si sposta rapida sulla leva del cambio per scalare marcia, il piede destro spinge sull’acceleratore e appena dopo la cambiata il prossimo tornante è già lì; e si ripete tutto daccapo, in una serie di manovre che diventa danza, mentre si ha la netta sensazione di guadagnare velocemente altitudine, di risalire dal fondale boscoso e di avvicinarsi all’approdo.

Luca Patrian e Lucia Candelone, marito e moglie, mi aspettano seduti sulla balaustra del piccolo spiazzo con vista proprio di fronte al loro negozio di alimentari a Camandona. La giornata è splendida e la vista dall’alto dona euforia. Mi raccontano del paese, dell’origine del suo toponimo che deriva da definizione Cà bandonà (casa abbandonata, Camandona era un alpeggio che veniva lasciato in autunno), delle frazioni che sembrano formare appunto un arcipelago, della scelta di vita di Luca.

«Come per tanti ragazzi della mia generazione» racconta, «l’ingresso nell’età adulta ha coinciso con l’ingresso in fabbrica, la fabbrica tessile. Per anni la mia vita è stata scandita dai turni di lavoro, dalle attività, dai rituali come la pausa caffè e la pausa mensa che spezzano quel tempo ripetitivo e sì, diciamolo, monotono» Una forza centripeta quella dell’industria -quasi l’unico orizzonte possibile per diverse generazioni- che ha determinato uno spostamento di vita e abitudini per tante persone: un destino obbligato.

«Ho vissuto a lungo le mie giornate organizzate sulla base di quella routine. Ma ho sempre avvertito qualcosa di stonato in quel ritmo rigido in cui non mi trovavo completamente a mio agio». Il cambiamento è arrivato quando la titolare del negozio di alimentari di Camandona ha deciso di cedere l’attività e ha proposto a Luca e a Lucia di rilevarla.

«Non ci ho pensato neanche un istante» mi dice Luca con uno sguardo che tradisce la grande soddisfazione di una scelta quasi dettata dal caso. «Non mi ero mai occupato di nulla del genere, ma ho subito capito che era quello che volevo fare». Così Luca si è calato con tutta l’energia che ancora oggi sa comunicare in questa strana avventura: un negozio di commestibili a Camandona. Dal primo locale in una frazione decentrata si è spostato in centro paese, facendo del negozio qualcosa di più di un punto di vendita: oggi è un centro di vita sociale, con il punto di informazioni turistiche e il viavai degli abitanti del paese che passano non solo per fare acquisti ma anche per una chiacchierata.

«E’ il recupero di una dimensione umana autentica; un negozio di paese è un collante sociale importante, un punto di riferimento per un’intera comunità. E poi c’è Camandona, un borgo bellissimo immerso in una natura meravigliosa. Per anni è stato molto più popolato di adesso, per anni è stato meta di villeggiature, turismo, partecipazione da parte di persone dei paesi di fondovalle. Io vorrei che il mio lavoro contribuisse a riportare le persone qui».

Sono tante le iniziative che Luca segue: dall’organizzazione dell’annuale raduno di auto e moto storiche alla valorizzazione dei prodotti locali, sino all’idea del “Buccuncin ad Camanduna” un dolce preparato con ingredienti di zona, il dolce tipico che mancava. L’ultimo progetto in ordine di tempo è stato il recupero di una vecchia casa e la sua conversione a struttura ricettiva: “Il rifugio sui tetti”, un Airbnb in frazione Mino, proprio dove parte il sentiero che conduce al Bocchetto Sessera.

La collina biellese è un mare verde con tante isole rosse. Ed è bello immaginare, guardando dall’alto, che quel mare sia solcato da tante rotte, movimenti, attività, scambi, storie. Proprio come il mare vero, che per chi sa navigare non è barriera, non è limite, ma è luogo di scoperta.
Enrico Neiretti

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2 Commenti

1 Commento

  1. Giacomo Walter Badiali

    26 Febbraio 2023 at 19:20

    bravo, ottima descrizione, oltretutto invitante alla replica…il biellese ha bisogno anche di questo

    • Enrico

      26 Febbraio 2023 at 21:46

      non ometta che fa anche servizio bar🤭

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