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Quei giovani che assaltano le patatine

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BIELLA – La verità è degli ubriachi, dei bimbi ma pure dei costumi da bagno, aggiungerei di mio. Dopo l’ultimo tuffo in piscina in quinta elementare, a distanza di otto lustri, ho riscoperto il piacere di ammollarmi in alcune vasche biellesi grazie all’ampia offerta di ottimi impianti sul comprensorio. Un mondo dello svago locale che mi era sconosciuto mi si è aperto dinnanzi, appena ho infilato il costume da bagno a vita alta per coprire il filo di pancetta scolpito nella polenta. Dalla mia sdraio a mo’ di trono sono rimasto però impressionato dal numero esponenziale di obesi intorno a me, ancor prima di spalmarmi le creme solari. Alle elementari chi non ricorda con affetto il “ciciu” della classe, generalmente uno solo, fisiologico e immancabile in ogni compagnia da Cossila al Villaggio.

Ma, nei miei trascorsi infantili non ho memoria di un problema alimentare così grave e debilitante tra noi bimbi. Nella piscina che sto frequentando nel mio giorno di riposo erano proprio i bambini a colpire il mio stomaco oltre che il loro. Ne ho contati almeno due su tre se non propriamente obesi, certamente in evidente sovrappeso e in affanno motorio dentro e fuori dall’acqua.
Armato col mio nuovo taccuino del provetto giornalista mi sono quindi accomodato a un tavolino del bar a bordo piscina a prender nota degli acquisti alimentari dei bagnanti. Vi ho trascritto orde di piu o meno giovani con la mascherina al collo come cowboys che assaltavano soprattutto patatine in sacchetto a quintali, beveroni gassati, gelati e granite sfuse dai colori fosforescenti. Lipidi e trigliceridi facevano la òla alla cassa e nel mentre guardavo sconsolato la vetrina delle insalate miste, piatti freddi e yogurt magri scivolare nell’oblio dell’immondizia.
Il problema è grave perché diffuso certamente più del covid-19. E’ un problema sociale e sanitario, abbiamo mutuato la cultura del fast food dove gli chef sono le multinazionali attente al profitto e all’arte consolatoria del cibo come viatico ai problemi di bilancio familiare e ti ingollano di grassi saturi come oche pronte per un patè scadente, tre hamburger a due euro per mesi e il girovita è servito. Ma classi dirigenti e abbienti obese non ne ho mai viste perché sanno come preservare a lungo la salute del proprio corpo. Chi si informa sa bene che la qualità e, soprattutto, la quantità di cibo che ingeriamo nel giusto equilibrio tra fibre, proteine e liquidi sono l’elisir di lunga vita.
La chiave per tener chiuso il cassetto degli snack è l’informazione. L’educazione alimentare dalla culla in poi è l’unica strada, bisognerebbe investire nel corpo docente, nelle mense scolastiche, inserire nei programmi delle elementari e medie ore di lezione con moduli di scienze alimentari prima ancora che nei banchi a girello i tre miliardi che prevede di spendervi il governo Conte aggiungendo, se necessario, risorse dal prossimo Recovery Fund, senza dimenticare che vanno sensibilizzati anche i pubblici esercizi ad attenzionare la qualità della propria offerta.
Potrebbe essere il primo passo per risparmiare risorse ingenti in spese sanitarie per curare le gravi patologie legate all’obesità a cominciare dal proprio umore perchè bimbi obesi oggi non crescano donne e un uomini infelici domani.
Benito Possemato

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