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Primo maggio: un migliaio i manifestanti in corteo a Biella

E’ stata l’occasione anche per ricordare l’importanza dei referendum di giugno

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Primo maggio: un migliaio i manifestanti in corteo a Biella

Primo maggio: un migliaio i manifestanti in corteo a Biella

Sotto un meraviglioso sole primaverile che ha baciato la città di Biella, oltre un migliaio di manifestanti si sono ritrovati in piazza Martiri della Libertà per celebrare il Primo Maggio, la Festa Internazionale delle lavoratrici e dei lavoratori. Non una semplice ricorrenza, ma una giornata di lotta e di rivendicazione politica contro il sistema capitalistico e i suoi servi. Alla manifestazione hanno preso parte tutte le categorie sindacali, unite nella denuncia della crescente precarietà e dello sfruttamento sempre più selvaggio che colpisce il mondo del lavoro. Presenti anche gli artigiani della CNA, a dimostrazione di come la crisi colpisca anche i piccoli produttori strangolati dal grande capitale. Numerose le bandiere rosse che hanno colorato il corteo, tra cui quelle delle compagne e dei compagni del Partito della Rifondazione Comunista (PRC), del Partito Comunista Italiano (PCI) e del Partito marxista-leninista italiano (PMLI) che ha portato in piazza il cartello “Il Primo maggio marciamo assieme contro il regime capitalista e neofascista di Meloni. Basta con Mussolini in gonnella”. Hanno partecipato anche delegazioni del Partito Democratico e di Alleanza Verdi e Sinistra. Dopo il concentramento in piazza Martiri, il corteo ha attraversato piazza Primo maggio e l’intera via Italia, per poi dirigersi verso i Giardini Zumaglini, luogo scelto per gli interventi finali. Durante il percorso la Sinistra comunista e antifascista ha scandito slogan di forte denuncia contro il lavoro precario, lo sfruttamento sistemico e il genocidio in atto a Gaza, perpetrato dal regime nazisionista israeliano con la complicità dei governi imperialisti, tra cui quello italiano. Sulla questione palestinese, la compagna Lucietta Bellomo, segretaria della Federazione biellese del PRC, ha tenuto un breve comizio volante, in cui ha denunciato la complicità attiva del governo Meloni nel massacro del popolo palestinese. Ha ricordato che l’Italia, attraverso la fornitura di armi e il sostegno politico, è corresponsabile delle atrocità commesse contro il popolo di Gaza. Il corteo ha ripetutamente intonato gli storici canti della classe operaia, come “Bandiera Rossa” e “L’Internazionale”, cantati con passione dalla stragrande maggioranza dei presenti, a testimonianza della viva memoria rivoluzionaria del proletariato.

Giunti sotto la sede biellese del partito reazionario Fratelli d’Italia, del sindaco di Biella, Marzio Olivero, sono stati lanciati slogan contro la scandalosa decisione del Consiglio comunale di Biella, a maggioranza di destra, di non revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, criminale fascista e nemico storico della classe operaia. Tra gli slogan più partecipati si sono distinti: “Della Meloni non ne possiamo più, tutti uniti buttiamola giù!” e “Governo Meloni, governo dei padroni”, “Cittadino Mussolini disonore di Biella” chiari segnali del rifiuto popolare verso un governo repressivo e nemico dei lavoratori. A fronte di questo clima di mobilitazione, il segretario cittadino di Fratelli d’Italia, Cristiano Franceschini, ha tentato goffamente di alzare un polverone, denunciando la presunta frase “Morte ai camerati” udita dal corteo. Ma viene da chiedersi: perché Franceschini si sente chiamato in causa? Si considera forse anch’egli un “camerata”, termine con cui si designavano tra loro i gerarchi fascisti e nazisti, responsabili di crimini efferati in Italia e in tutta Europa? La nostra risposta è chiara: sì, molto probabilmente, egli si riconosce in quella tradizione criminale, e le sue parole lo confermano. Ai Giardini Zumaglini si sono infine tenuti i comizi conclusivi. Lorenzo Boffa, Segretario generale della CGIL di Biella, ha rivolto un appello a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori affinché partecipino attivamente ai referendum dell’8 e 9 giugno, votando 5 SÌ a favore dei quesiti proposti in difesa del lavoro, per la dignità dei salari e per il riconoscimento pieno dei diritti ai lavoratori migranti. Ha preso la parola anche il segretario regionale della CISL, Luca Caretti, il quale ha insistito sulla necessità dell’unità sindacale per contrastare la dilagante precarizzazione, rivendicando aumenti salariali e pensionistici immediati. Oggi per tutte e tutti i partecipanti al corteo è stato chiaro che la lotta non si esaurisce in una giornata. Il Primo Maggio deve essere ogni giorno, nelle fabbriche, nei quartieri popolari, nei luoghi dello sfruttamento, nelle scuole, nelle università e nelle piazze nella consapevolezza della necessità urgente di riaprire la strada per il rovesciamento del marcio sistema borghese e per la costruzione della nuova e giusta società socialista.

Gabriele Urban

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2 Commenti

1 Commento

  1. Ardmando

    2 Maggio 2025 at 8:10

    La cosa importante è votare NO e affossare le ridicole pretese delle sinistre, che oltretutto ci fanno sprecare denaro per degli INUTILI referendum (strumento che deve essere abolito)

  2. Ardmando

    2 Maggio 2025 at 12:00

    Apprezzo molto la lettera del sindaco Olivero che ha ufficialmente preso le distanze da questa manifestazione-farsa-propaganda e nella quale ha ribadito e difeso la sua ferma volontà di non partecipare alle “celebrazioni” ricordando che esistono (e attualmente sono la maggioranza) lavoratori che NON si identificano con le formazioni politiche si sinistra, con i pro-pal, con anpi e qualsiasi altra associazione-movimento che sia espressione della sinistra, che al giorno d’oggi pur rappresentando la minoranza degli elettori, agisce con la tipica arroganza e la violenza che erano in voga diversi decenni fa. Ricordiamo anche che qualche degenerato ha avuto il coraggio di gridare frasi di morte all’indirizzo della locale sede di Fratelli d’Italia. A questo si riducono le sinistre, che non perdono occasione per dimostrare e ribadire perchè in Italia non hanno vinto le elezioni e perchè sempre meno italiani sono disposti a sostenerli.

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