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«Per il turismo Biella ha bisogno di un elettrochoc»

Le parole di Stefano Mosca, per sette anni è stato alla guida dell’Atl di Biella.

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«Per il turismo Biella ha bisogno di un elettrochoc»

«Per il turismo Biella ha bisogno di un elettrochoc».

«Per il turismo Biella ha bisogno di un elettrochoc»

Per sette anni è stato alla guida dell’Atl di Biella, ha elaborato e proposto progetti e iniziative per il lancio del Biellese, la sua terra, nel complicato mondo del turismo. Ma anche nel suo caso sembra valere il detto “nessuno è profeta in patria” E da qualche anno Stefano Mosca dirige una delle più importanti istituzioni di Alba, quella che ha fatto conoscere in tutto il mondo la cittadina in provincia di Cuneo: l’Ente fiera.

E gestisce due manifestazioni di livello internazionale, che non solo per gli esperti ma anche per folle di appassionati e amanti dell’enogastronomia di alto livello, costituiscono un appuntamento imperdibile: Vinum, definita “la più grande enoteca a cielo aperto d’Italia”, e la Fiera del tartufo bianco di Alba. Due prodotti che fanno della città una sorta di capitale naturale del settore. E alzi la mano chi non associa Alba a vino e tartufo bianco.

Insomma, per Mosca un incarico impegnativo perché la posizione di leader mondiale richiede uno sforzo costante per l’organizzazione di iniziative collaterali, per la comunicazione, per il marketing ma anche per la valorizzazione del patrimonio naturale e architettonico.
«Se si vuole puntare seriamente sul turismo non c’è ombra di dubbio – esordisce Mosca -. Bisogna offrire ai potenziali visitatori un quadro che sia attraente. Mi passi il termine: sexy».

Ma Biella quindi non è sexy?

Biella potrebbe esserlo moltissimo. Ma non gioca le sue carte.

Scusi, ma lei a Biella c’è nato e ha diretto l’Atl per sette anni. Mica poco.

Vero. E ci ho messo dell’impegno. Realizzando anche iniziative importanti. Non mi piace rivendicare meriti ma giusto per dare un quadro completo, posso dire di aver lavorato per costruire un’offerta turistica. In quegli anni fu aperto il primo B&B nel Biellese proprio perché si lavorava per creare le condizioni. Come esempio cito solo il via alla Borsa dei percorsi devozionali, un’esperienza unica al mondo e durata fino a quando non è risultato chiaro che al territorio non interessava granché mentre ci credevano molto le istituzioni. Che lo sostenevano. I privati invece poco o niente. Nessun investimento. Si parla molto ma le parole servono a poco. Occorre una strategia comune tra pubblico e privato.

Sì, ma ammetterà che Biella non ha il tartufo e il vino.

Scherza? Biella ha qualcosa che nessun altro ha. Il tessile.

Non sarà mica una novità.

Proprio qui sta la forza di questo “unicum”. Nessun altro può vantare la stessa tradizione, la stessa competenza, gli stessi luoghi, materiali, archivi, storie… Ancora adesso il nome di Biella è legato al tessile, quello di alta gamma. Ma bisogna farlo vivere, renderlo attraente, fare in modo che racconti la sua storia ma che partendo da competenze, strutture e conoscenze dia la possibilità di creare il tessile del futuro. Con una strategia e degli investimenti seri, questo territorio può diventare meta di un gran numero di visitatori.

Gli investimenti però devono dare risultati

Ne danno se vengono usati nell’ambito di una strategia condivisa. In cui tutti devono poter credere. Sa cosa fanno i produttori di vino da queste parti? Per ogni bottiglia venduta destinano 5 centesimi a un fondo comune utilizzato per finanziare iniziative di marketing a livello mondiale. Pensi cosa si potrebbe finanziare con due centesimi per ogni metro di tessuto biellese venduto. Ripeto, serve un’unità di intenti tra pubblico e privato. Alba da questo punto di vista è un bell’esempio. Biella no.

Ma a chi deve investire interessa tutto questo? Il tessile biellese è quello che come location della sua manifestazione di punta, IdeaBiella, aveva scelto Cernobbio. Lontano da qui.

Credo che il Biellese abbia bisogno di una sorta di elettrochoc. A parte quelle due o tre famiglie che tradizionalmente lavorano nel turismo, gli unici investimenti importanti vengono da fuori. Pensi solo al caso di Cascina Casazza. Ci sarebbe moltissimo da fare.

Ad esempio?

Il mercato sul quale ci si deve muovere ha regole precisissime. La principale è avere una chiara identità territoriale, quindi un tessile non da archeologia ma vivo e vivace, una strategia comune e un territorio bello e accogliente. Con un capoluogo che reciti alla perfezione il suo ruolo.

E non ci siamo?

Torno a citare Alba. Chi visita le Langhe di sicuro viene a vederla. E trova una città viva, pulita, attrezzata. E Biella? Il suo centro?

Nella domanda sottintende la risposta.

Vengo spesso in montagna; questi sono i miei luoghi. Tutto bello. Poi ovviamente passo magari a prendere qualcosa in un bar a Biella. Guardo in giro e… una tristezza. Il capoluogo deve essere vivo, bello, pulito. Animato. E guardi, so bene che il rischio di desertificazione è un problema a livello europeo. Ma si deve fare qualcosa perché nel settore del turismo la concorrenza è globale. In pratica bisogna convincere la gente che venire a Biella è meglio che andare sulle Dolomiti. E qui non siamo ancora nemmeno riusciti a fare un sentiero bello e ben tenuto che salga da Biella a Oropa.

A proposito di centri storici, lei aveva proposto un progetto che si chiamava “015”. Non è finita benissimo.

Anche in questo caso mancò l’unità di intenti, la visione globale del problema. Il progetto era molto articolato e prevedeva la trasformazione profonda del centro cittadino partendo da via Italia per ampliarsi ai dintorni. Erano anche anni in cui la parte pubblica era propositiva, attiva. Si sarebbe potuto partire proprio dalla forte identità tessile di eccellenza per portare il suo cuore pulsante in centro. I progetti c’erano e l’amministrazione rispondeva. Mancò l’interesse dei privati e dopo un po’ anche “015” fu abbandonato.

Ma tirando le somme, questo territorio crede nel turismo? E non ci sono alternative?

Io so soltanto che se si punta sul turismo allora bisogna bisogna fare delle scelte importanti e in fretta. Non è più tempo di particolarismi e di battibecchi. Bisogna superare anche le divisioni politiche per elaborare insieme una strategia e un programma. In fretta, perché non c’è più tempo: i “competitors” non stanno con le mani in mano e non sono pochi. Sono praticamente in tutto il mondo, lavorano e ci stanno lasciando pericolosamente indietro.

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4 Commenti

1 Commento

  1. Luigi

    24 Marzo 2025 at 13:16

    Ho poco più di 60 anni, questo problema lo sentivo dire quando ero bambino, forse è vero che i biellesi sono “orsi” e ognuno pensa al proprio “orticello”

  2. Bruno

    24 Marzo 2025 at 14:24

    portare la gente a biella invece che nelle Dolomiti è un utopia io vado spesso nelle Dolomiti sono un altro mondo tutto pulito bene curato il cliente coccolato mille iniziative per tutte le capacità da semplice camminate a trekking impegnativi la capacità di organizzare eventi .Biella e indietro di mille anni non servono le sporadiche solite manifestazioni le idee sono confuse la voglia di attrarre ancora meno ci sono i soliti clan e non vedo niente di nuovo anzi solite cose manca la volontà di attrazione,io se fossi un turista direi biella… che palle

  3. Aldo

    24 Marzo 2025 at 15:20

    il turismo x Biella e i Biellese non funzionerà mai.troppe persone sbagliate nel posto giusto,paragonare Biellese con langhe e Monferrato è come paragonare un missile ad una pistola a salve

  4. Roberto

    24 Marzo 2025 at 19:00

    Condivido pienamente i contenuti dell’articolo. Biella avrebbe tutto
    per svilupparsi come meta turistica. Dico avrebbe perché
    non vedo valorizzate le sue potenzialità. Mancano iniziative, determinazione, investimenti.

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